L’Alleanza delle Cooperative Italiane della Comunicazione, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, la Federazione Italiana Settimanali Cattolici, la Federazione Italiana Liberi Editori, l’Associazione Nazionale Stampa Online, l’Unione Stampa Periodica Italiana, il Sindacato Lavoratori Comunicazione della Cgil, l’Associazione Art.21 e Mediacoop hanno convocato una conferenza stampa che si terrà domani 25 settembre 2014 – ore 11.30 presso la Sala stampa della Camera dei Deputati a cui Parteciperanno gli operatori e parlamentari di maggioranza e opposizione. Il tema riguarderà la crisi che sta attanagliando il settore dell’editoria. Nel corso degli ultimi due anni 32 testate, nazionali e locali, hanno chiuso i battenti e altre corrono il rischio di doverlo fare a breve. Secondo il rapporto presentato alla Camera dall’Agcom, il fatturato dei quotidiani nel 2013 ha registrato un calo del 7% rispetto al 2012. Ancora peggio quello dei periodici, che hanno perso il 17%. E nel 2014 la spirale continua, come dimostrano i dati tutti negativi sulle vendite (i quotidiani hanno perso in pochi anni oltre un milione di copie e sono scesi abbondantemente sotto i 4 milioni complessivi, contro i 6 milioni dell’inizio del secolo scorso), sulla pubblicità e le crisi di numerose testate. La crisi comincia a investire pesantemente anche l’editoria on line, che pure è molto meno onerosa di quella cartacea perché ha redazioni piccole e non ha i costi di stampa e distribuzione. A nulla sembra sia valso il “decreto Lotti” le cui norme prevedono, tra l’altro che per ogni tre prepensionamenti scatti una assunzione a tempo indeterminato; che al giornalista prepensionato sia vietato di collaborare con la testata che l’ha licenziato; sgravi fiscali fino al 100% per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e del 50% per quelle a tempo determinato; incentivi per la trasformazione dei contratti da tempo determinato a indeterminato (in misura minima obbligatoria del 20%); rinnovo degli ammortizzatori sociali ma solo se cofinanziato dagli editori. La recente chiusura dell’Unità e la messa in liquidazione di “Europa” non possono che essere un campanello d’allarme per l’intera filiera. Urgono provvedimenti strutturali per salvare il comparto.