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Crisi editoria. L’Unità a rischio liquidazione

L’Unità

I giornalisti, dopo 4 giorni di sciopero, continuano la mobilitazione con lo sciopero delle firme. Intanto il Cdr scrive:
La nota del Cdr
Comincia una nuova settimana e i lavoratori de l’Unità sono ancora in attesa di sapere dall’editore se e quando riceveranno gli stipendi loro dovuti e anche come lo stesso intenda far fronte all’aggravarsi della crisi economica della società editrice. L’Unità continua ad essere nelle edicole solo grazie al senso di responsabilità dei poligrafici e dei giornalisti, che continuano a non firmare gli articoli per protestare contro un atteggiamento dell’editore che rischia di portare alla chiusura il nostro e vostro giornale. Passano i giorni ma dall’editore non arriva alcuna risposta né sul pagamento delle retribuzioni arretrate, né sul piano per salvare il nostro giornale. Per queste ragioni le redattrici e i redattori dell’Unità proseguono lo sciopero delle firme”.
È la forma di protesta scelta per denunciare il comportamento dell’azienda e dell’editore Matteo Fago che hanno fatto della politica del rinvio la loro linea guida. Ci era stato detto che l’assemblea straordinaria dei soci del 14 maggio avrebbe dovuto assumere decisioni definitive sul futuro del nostro giornale e delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Unità. Nulla di tutto questo è avvenuto. Si è scelto di rimandare ogni decisione a fine mese, mantenendo un atteggiamento inaccettabile fatto di opacità, di silenzi assordanti, di rimpallo di responsabilità. Responsabilità invece manifestata dai lavoratori che hanno continuato a garantire l’uscita del giornale nonostante l’ultimo stipendio percepito sia quello relativo al mese di marzo.
Decidere un’altra giornata di sciopero è per noi un pesante sacrificio, per più motivi,ma non esiteremo a farlo se dall’editore non dovessero arrivare in tempi brevi risposte esaurienti. Con scelte irresponsabili dell’azienda si mette a rischio il futuro stesso della testata.

SOLIDARIETA’ da FNSI

Il Segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, ha dichiarato: «Piena solidarietà alla protesta dei giornalisti dell’Unità. La Federazione italiana editori giornali – Fieg – si faccia parte attiva per l’apertura di un rigoroso e puntuale confronto».

«Lo sciopero delle firme all’Unità è l’espressione di una protesta civile, ma non perciò da considerare con sufficienza dall’azienda editrice, da troppo tempo inadempiente sul piano dell’iniziativa imprenditoriale e delle obbligazioni sociali verso i lavoratori, da due mesi senza stipendio. Il segnale “muto” del ritiro delle firme è la voce forte di una sofferenza profonda con la quale da mesi lavorano i giornalisti assicurando la pubblicazione del giornale, secondo una visione professionale e morale che trova la sua radice nella storia del giornale.

I silenzi e i continui rinvii dell’azienda sia sulle prospettive della progettualità editoriale, sia sulle garanzie per il lavoro e la continuità pienamente operativa della testata sono elementi di grande preoccupazione. L’azienda con tutti i suoi azionisti (i soci privati e, per la sua parte minoritaria, ma politicamente influente, il PD) hanno il dovere di parlare con chiarezza, di presentare il loro piano editoriale, di dichiarare, comunque, quali siano le loro reali intenzioni per il futuro, garantendo intanto le obbligazioni imprenditoriali e sociali di loro competenza. Per tutte queste ragioni la Fnsi, nel confermare la solidarietà ai giornalisti dipendenti in stato di agitazione e ai collaboratori (i quali vantano arretrati nei compensi persino più prolungati nel tempo), chiede alla Fieg di farsi parte attiva per l’apertura di un rigoroso e puntuale confronto sul tavolo delle corrette relazioni industriali».

Preso atto della crisi che sta attanagliando il settore dell’editoria, quella che investe il giornale non può essere scaricata ulteriormente su una redazione che si è già fatta carico di enormi sacrifici. E’ arrivato il momento di dire basta a scelte contraddittorie e sbagliate, che indeboliscono il prodotto e colpiscono la diffusione del giornale. L’Unità non deve chiudere ma deve rilanciarsi…

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