Pare che il fondo 2014 ammonti a circa 20 milioni (sarà forse la differenza del 50% pagato per il 2013?). Peccato che nessuno abbia ancora capito che per la pura sopravvivenza occorrono subito almeno 50 milioni, per mettere in condizione le aziende di scrivere bilanci attendibili. Quando, a partire dal 2010, il carattere di diritto soggettivo dei contributi all’editoria fu soppresso, la sinistra accusò il Governo Tremonti e il sottosegretario Bonaiuti di aver inferto al settore un colpo fatale. Fu richiesto più volte dal Senatore Vincenzo Vita e dal portavoce di Articolo 21, Giuseppe Giulietti, di convocare gli Stati Generali dell’Editoria (sulla falsa riga di quanto avviene periodicamente in Francia), per attuare una riforma strutturale e “studiata” per garantire il futuro del pluralismo nel nostro Paese. Ma la richiesta fu per il Governo di allora, troppo “lungimirante” e si preferì riscrivere la Legge. Se quell’appello fosse stato accolto, ora forse il comparto non sarebbe costretto ad “elemosinare” un emendamento nel Milleproroghe solo per poter continuare a sopravvivere. I tempi sono cambiati. Sul piatto non ci sono più i soldi derivati dalla vendita dei multiplex digitali delle frequenze tv ma ciò non vuol dire che gli Stati Generali dell’editoria non sono più necessari. Ma se ora (a differenza del 2010), al Governo c’è il Pd, non vuol dire nulla, altrimenti Europa quotidiano, ma soprattutto l’Unità, sarebbero ancora in edicola…
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