CRISI EDITORIA E CHIUSURA GIORNALI. COME SI UTILIZZANO GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI?

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Non c’è pace per l’editoria italiana. Il drastico ridimensionamento dei contributi pubblici, sommato ad una crisi congiunturale di lettori e di raccolta pubblicitaria, hanno provocato solo nell’ultimo anno, la chiusura di numerose storiche testate. Hanno chiuso Terra dei verdi, Liberazione, Il Riformista, l’Avanti, le testate di Emergency. Più recentemente hanno chiuso i battenti Parmanews24, Sera di Parma, La Cronaca di Cremona e Piacenza, l’Informazione – Il Domani e di recente il Giornale di Toscana. Senza contare poi le numerose difficoltà in cui versano “il Manifesto” e “L’Unità”. La crisi ha investito anche la Free Press: Metro è ancora pubblicato in sei città italiane con la formula dell’outsoursing; Leggo tiene aperta solo la redazione di Roma collegata con il quotidiano storico Il Messaggero e City ha chiuso.
Ma quando ciò accade, come funzionano gli ammortizzatori sociali?
Per le aziende in crisi sono previsti specifici ammortizzatori sociali:

1) la cassa integrazione speciale, nei casi di sospensione, chiusura o ridimensionamento dell’attività editoriale. E’ prevista per un periodo massimo di due anni. I giornalisti in Cigs, sospesi dal lavoro, hanno diritto a un assegno mensile di circa 1.000 euro al mese e al reintegro nel posto di lavoro quando riprendono le condizioni di attività editoriale del loro giornale.
2) Contratti di solidarietà all’insegna del criterio “lavorare meno, lavorare tutti” prevedono, per la durata massima di due anni, la riduzione dell’orario di lavoro e la contestuale riduzione della retribuzione. In questi casi la quota di retribuzione persa è integrata nella misura del 50% attraverso un contributo di solidarietà pagato dall’Inpgi (l’istituto che eroga le pensioni ai giornalisti). Da segnalare che il contratto di solidarietà è stato utilizzato nel gennaio 2012 dal principale giornale economico italiano, Il Sole 24 Ore, che è il terzo giornale per copie diffuse in Italia con 350 giornalisti circa impiegati.
3) I prepensionamenti, che riguardano i giornalisti in esubero e che abbiano almeno 58 anni di età e 18 anni di contributi.
Per poter accedere a tutti questi ammortizzatori sociali le aziende devono presentare uno stato di crisi, che deve indicare il numero dei giornalisti in esubero. Il piano dell’azienda deve essere prioritariamente esaminato con il sindacato aziendale dei giornalisti. Successivamente deve essere discusso con la Fnsi e con la Federazione Nazionale degli Editori. Una volta raggiunto l’accordo, questo viene trasmesso al Ministero del Lavoro che emana il decreto di riconoscimento dello stato di crisi.
An tal proposito, risale a circa un mese fa l’accordo tra Fieg e Fnsi per integrare i fondi a disposizione per gli ammortizzatori sociali di categoria: ciò consentirà di coprire in buona parte le maggiori spese per contratti di solidarietà, cassa integrazione e assegni di disoccupazione. Si tratta di forme di intervento integrativo del reddito a forme di riduzione di orario e stipendio concordati per evitare l’interruzione dell’attività e tentare di programmare iniziative di rilancio. E’ lo strumento privilegiato per gestire le crisi in questa fase ma Fieg e Fnsi hanno anche concordato di esaminare i casi con il massimo rigore prima di sottoporli alla verifica finale del ministero del lavoro, titolare del potere di decreto sulla materia. Le parti sociali infatti ritengono che vadano evitati abusi e scoraggiati tentativi impropri di scaricare responsabilità imprenditoriali sulle casse sociali della professione che determinerebbero per altro alterazioni della concorrenza. L’intervento finanziario di sostegno, che integra l’aliquota ordinaria di contribuzione per gli ammortizzatori, può avvenire grazie all’intesa dell’ultimo contratto di lavoro che aveva previsto l’istituzione di un fondo con “finalità sociali, per far fronte, nella valutazione autonoma di Fieg e Fnsi, delle situazioni più delicate, meritevoli di tutela”, non altrimenti sostenibili.
C’è infine da ricordare, solo a titolo statistico che nel 2011 il saldo tra giornalisti usciti dal lavoro per pensione ordinaria o per crisi aziendale e giornalisti nuovi assunti è risultato negativo: – 220 unità. Questo dato sarà molto probabilmente ancora più negativo per quanto concerne il 2012.

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