Dopo una serie interminabile di minuetti (incentivi all’esodo, lettere di licenziamento consegnate e ritirate, trattative ondivaghe…), la casa editrice, che ha sempre gestito le chiusure di testata con il ricollocamento dei giornalisti oppure spalmando la solidarietà difensiva su tutto il corpo redazionale, relativamente alla chiusura de L’Uomo Vogue, Vogue Sposa, Bambino e Accessory ha imboccato repentinamente e unilateralmente la via della cassa integrazione a zero ore e dichiarato l’assoluta non ricollocabilità delle ultime 5 giornaliste rimaste sulle 14 operative su quelle testate (5 su un corpo redazionale totale di 103 unità).
Contestualmente ha attivato nuovi progetti editoriali (LISA, definita sulla sua pagina Facebook agenzia media/stampa e Condé Nast Mag Accessory, definito sempre su Facebook “the magazine for people who loves accessories”) assumendo personale non giornalistico destinato a creare e gestire contenuti. Continua inoltre ad alimentare pericolosamente la commistione tra pubblicità e informazione autorizzando esponenti del marketing a intervenire direttamente nelle produzioni giornalistiche o addirittura a coordinarle.
Nel frattempo le redazioni, sottostaffate e in affanno, lamentano un carico di lavoro superiore alle loro possibilità, carico aggravato spesso da scelte di coordinamento personalistiche e discrezionali.
L’azienda negli ultimi 4 anni ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, ossia a soldi dell’Inpgi, non per tutelare i posti di lavoro dei giornalisti ma per meglio perseguire la propria politica industriale in spregio dell’informazione, della deontologia e della professione giornalistica.
La scelta della cassa integrazione per sole 5 persone appare incomprensibile se non ipotizzando che questo sia l’apripista per ulteriori licenziamenti e per la gestione facilitata dei presunti esuberi che l’azienda continua a dichiarare (al momento, dopo l’uscita di 54 persone dal 2013 a oggi, sarebbero ancora 14)
L’assemblea dei giornalisti Condé Nast si dichiara assolutamente contraria alla cassa integrazione per le 5 colleghe e non disponibile ad avallarla, in quanto ritiene le stesse perfettamente ricollocabili e ribadisce piuttosto il sottodimensionamento dell’organico. Proprio per questo, considerata tutta la situazione, assieme al sindacato intende vigilare attivamente per evidenziare e contrastare ogni irregolarità, dalla presenza di abusivi nelle redazioni al ricorso eccessivo agli straordinari.
Quello che sta accadendo in Condé Nast non è una faccenda isolata che riguarda solo i giornalisti dipendenti della casa editrice. Si tratta di un attentato alla professione e al contratto che avrà ricadute su tutta la categoria. Per questa ragione il CDR Condé Nast invita sindacato, ordine dei giornalisti, Inpgi e tutti i colleghi a supportare la causa e a farne oggetto di un dibattito più allargato. Lungi dall’essere detentori di privilegi, i giornalisti sono diventati oggi un bersaglio e rischiano di non essere più in grado di assolvere al loro compito di difesa della corretta informazione, pilastro della democrazia e della libertà.
Il Cdr