La Padania, il quotidiano della Lega Nord, chiude i battenti dell’edizione cartacea e perfino del sito internet, dopo 18 anni. Da oggi, 1 dicembre, il giornale del Carroccio non sarà più in edicola. Nei giorni scorsi al Comitato di redazione era stato comunicato l’avvio della cassa integrazione per tutti i dipendenti dell’Editoriale Nord a partire per l’appunto dall’1 dicembre prossimo. Il sindacato dei cronisti attacca la dirigenza della Lega: “Anche in via Bellerio è stata fatta una scelta politico-editoriale che ha condotto alla cancellazione di una testata che da quasi 18 anni ha rappresentato l’unica voce delle battaglie del Movimento e che ad oggi è l’ultimo quotidiano di partito sopravvissuto in edicola – è scritto in prima e sul sito del giornale- La Lega infatti, nonostante le prospettive di crescita dei consensi politico-elettorali che tutti i sondaggi le riconoscono, ha deciso di non rinnovare il proprio contributo al bilancio dell’Editoriale Nord.”
Il leader Matteo Salvini dà invece la colpa all’ulteriore taglio dei fondi per l’editoria e al fatto che “la Lega è al risparmio su tutto. In questo caso si tratta anche dell’ennesimo bavaglio calato dal Governo Renzi – ha detto il leader leghista – che riduce i contributi per l’editoria che esistevano da anni”. In realtà, c’è più di qualcosa che, almeno dal punto di vista editoriale, in questo momento accomuna Renzi e Salvini: quest’ultimo chiude la Padania, il segretario Pd ha fatto poco o nulla per tenere in vita l’Unità. E le possibilità che lo storico quotidiano fondato da Gramsci torni in edicola quanto prima, si affievoliscono con il passare dei giorni, tanto che in settimana il Cdr ha di nuovo lanciato un grido d’aiuto, caduto sostanzialmente nel vuoto dalle parti del Pd. Nell’editoriale di saluto ai lettori il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, identifica come responsabile il premier, Matteo Renzi, che mette “il bavaglio alle voci scomode”. «Quello che mi fa girare le pa… – scrive Matteo Salvini – è che, in un momento di grande passione e di grande rilancio del Movimento, siamo costretti ad uscire dalle edicole. E’ stata una precisa scelta del governo e di Renzi azzerare o quasi i contributi per i giornali, soprattutto quelli piccoli e locali per mettere il bavaglio alle voci scomode».