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Crisi edicole. Legnini:”Interverremo con misure appropriate. Le edicole sono un patrimonio del Paese”

L’Editoria italiana deve munirsi di un progetto, di un piano industriale di sviluppo che deve riguardare anche chi distribuisce e gli edicolanti. Lo ha affermato Giovanni Legnini, sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega all’Editoria, all’Informazione e alla Comunicazione Istituzionale, intervenendo ieri alla presentazione di Digitalecco. ”La rete delle edicole italiane – ha spiegato Legnini – e’ un patrimonio del nostro Paese. Non tutelarle metterebbe a rischio, oltre a molti posti di lavoro, la liberta’ e la pluralita’ dell’informazione. Ma agli edicolanti dico: il calo delle vendite del cartaceo e’ un processo inarrestabile, come l’evoluzione verso il digitale. Si puo’ e si deve con altri strumenti sostenere la rete delle edicole. Il governo ha previsto le prime misure oggetto di intesa con la categoria che saranno adottate in tempi brevi”.Legnini è ben consapevole della crisi che sta fronteggiando l’editoria e del calo delle vendite dei giornali, prova ne è che nella Legge di Stabilità ha voluto l’inserimento della norma che prevede l’istituzione di un fondo straordinario per gli interventi a sostegno dell’editoria.Nella bozza della legge in mano alla stampa all’articolo 9, comma 7, si legge che il Fondo avrà una dotazione di “milioni di euro per l’anno 2014, 40 milioni di euro per l’anno 2015 e 30 milioni di euro per l’anno 2016, destinato ad incentivare l’innovazione tecnologica e digitale, a promuovere l’ingresso di giovani professionisti qualificati nel campo dei nuovi media ed a sostenere le ristrutturazioni aziendali e gli ammortizzatori sociali”.
Il Sottosegretario ha precisato che non saranno dati soldi a fondo perduto alle aziende editoriali, perché queste dovranno dire “se e quanti giovani assumeranno“. Per consentire il rinnovo generazionale all’interno delle aziende editoriali, sarà introdotto un criterio di priorità nella valutazione dei piani di riconversione di chi è in crisi. “Riteniamo – ha sottolineato – che nel valutare le crisi aziendali per la necessità di ammortizzatori sociali e prepensionamenti, le aziende ci devono dire se e quanti giovani assumeranno. Questo elemento sarà valutativo nell’accesso o meno agli ammortizzatori”.

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