Sono passati alcuni mesi dall’incontro tra l’allora Sottosegretario Peluffo e sindacati delle edicole. Fra i tanti temi esposti per far fronte al problema delle liberalizzazioni fu l’iscrizione al ROC per l’edicole. Tutti sembravano entusiasti, tutti concordi all’utilità della cosa ma dopo tanto tempo siamo punto e a capo. L’iscrizione al ROC, significava per le edicole far parte di una filiera che non è commercio, ma servizio pubblico, significa riconoscere all’edicolante, in un certo senso il ruolo di spina dorsale del sistema editoria, quella che certifica le vendite, che utilizza il sistema di collegamento in rete, al cui interno ci sono servizi ad alto valore aggiunto. Sembrava una buona idea. L’edicolante così poteva distinguersi da supermercati e venditori improvvisati, e nello stesso tempo rendere l’intera filiera più trasparente, inglobando anche i distributori locali. La notizia del giorno, che vede l’attuale Sottosegretario Legnini auspicare una tassazione (tipo Francia) dei motori di ricerca per rimpinguare il fondo destinato ai contributi editoria può lasciare perplesso e indifferente il mondo degli edicolanti. Ormai il decadente stato di crisi che sta attanagliando il settore, comporta sempre più spesso un fenomeno di frustrazione da parte di chi la crisi la subisce più di altri. A volte bastano piccoli accorgimenti. Altre volte può bastare anche un piccolo segno di buona volontà. Gli edicolanti vogliono essere parte integrante della filiera e non “osservati” (come se fossero alieni) dalle tante persone affacciate dalle finestre della Fieg durante lo scorso presidio dei sindacati. E’ ora di avanzare proposte concrete per risollevare il settore. E i sindacati delle edicole devono poter fare la loro parte. Ma finché il Governo e la Fieg non capiranno che la crisi potrebbe essere risolta partendo dai rivenditori allora non basteranno più le tasse a Google e l’aumento dell’iva dei prodotti collaterali. Forse sarà troppo tardi per tutto…