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Crisi edicole. I Sindacati futuri protagonisti al tavolo delle riforme ma continua lo scontro con la Fieg

Quando la volpe non arriva all’uva, dice che è acerba. I Sindacati degli edicolanti decidono di cambiare completamente la strategia per arginare la crisi e decidono di sedere, insieme agli altri attori della filiera, al tavolo delle riforme dell’editoria. La mano tesa del Sottosegretario Lotti, che, attraverso il suo portavoce Funicello, ha ribadito, nel corso del dibattito indetto da Snag, Sinagi e Unagi svoltosi a Roma, che è intenzione del Governo riformare l’intero settore editoria nel quale le edicole avranno un ruolo fondamentale. A dire il vero sia Abbiati che Marchica hanno sottolineato l’esigenza di dare una sterzata al complesso meccanismo che vuole che l’edicolante sia considerato un (quasi) inutile anello della filiera editoriale e finalmente sono partite delle proposte da sottoporre al Governo. Queste riguardano, la parità di trattamento in edicola, l’aggio, le rese e l’informatizzazione dei punti vendita. Ma non solo. Non sono mancati affatto gli spunti sul tema delle liberalizzazioni e sulla legge 170 nella fattispecie sulla questione di punti vendita esclusivi e non. Insomma tutto sembra procedere verso un maggiore coinvolgimento degli edicolanti nelle decisioni su temi che contano. Anche e soprattutto su aspetti economici a salvaguardia del lavoro degli edicolanti. Insomma, qualcuno potrebbe pensare che siano tutte rose e fiori. Ma basterebbe una domanda per far storcere il naso: “Dov’era la Fieg mentre i Sindacati delle edicole facevano tutte queste proposte?” La Fieg era semplicemente assente. L’accordo nazionale praticamente scaduto da anni fa ormai acqua da tutte le parti e non corrisponde più alle esigenze della filiera distributiva e di vendita. Senza parlare poi dei compensi degli allegati e dell’aggio. Gli editori insomma non sembra che abbiano alcuna intenzione di rinunciare al loro “bancomat” preferito, e ai Sindacati forse non dev’essere sfuggito quanto affermato dalla Fieg quando fu audita in Commissione Cultura sul tema delle riforme. Qui uno stralcio sul tema “rivendite”: Favorire la modernizzazione della filiera della distribuzione e vendita dei giornali “Una filiera distributiva moderna ed opportunamente informatizzata è indispensabile per mettere a disposizione delle aziende editoriali informazioni attendibili concernenti modalità, tempi e luogo d’acquisto dei prodotti editoriali da parte dei lettori. Occorre garantire che l’intervento pubblico volto alla modernizzazione della rete di vendita della stampa sostenga il progetto editoriale di informatizzazione della filiera. Si propone, inoltre, una modifica della disciplina normativa delle rivendite che consenta al titolare di autorizzazione per un punto vendita esclusivo di giornali, nell’ambito dell’area di localizzazione dell’edicola stessa, la vendita tramite pubblici esercizi o esercizi commerciali da lui incaricati per garantire alla domanda una scelta più ampia anche in termini di orari”. (Vedi qui il testo integrale dell’audizione).
La realtà purtroppo è che gli edicolanti non possono fare i conti senza l’oste. I nodi della questione sono molto spinosi e non riguardano solo rese e anticipi economici ma anche i prodotti distribuiti e la concorrenza sleale. Forse non ci si può sedere ad un tavolo con chi gioca a PAC MAN sulla vita dei giornalai. Vogliamo parlare di pubblicazioni obsolete e delle cartoline di abbonamenti scontati che il cliente trova nei prodotti comprati in edicola? Oppure vogliamo parlare dei distributori “disonesti“?
Ci sarebbe molto da discutere ma temo che gli editori siano più interessati di vendere pubblicità anzichè i giornali e le riviste. A loro, forse, degli edicolanti (specie quelli esclusivi) non importa un granché. Ma almeno parlassero chiaro. La lotta a quel punto non dovrà essere solo al tavolo delle riforme, ma con azioni ben più eclatanti. Che li vendessero con gli strilloni i loro bei giornali patinati!!

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