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Crisi edicole, ecco quale sarà l’effetto della “manovrina” sui punti vendita

Ci risiamo, il Governo si appresta a licenziare la manovrina, che come al solito, diventa una manovrona, un guazzabuglio di varia e scomposta legislazione, in cui in nome della imminente efficienza i Governi di turno pongono la fiducia. Questa volta il Parlamento ha messo le mani sul rinnovo della disciplina della rete di vendita dei giornali. Peccato lo abbia fatto come un bambino con le mani completamente sporche dentro il vasetto della marmellata…
Ma veniamo al dunque. La parola magica viene ripetuta da ormai trent’anni, liberalizzazione; come se la chiusura di migliaia di edicole nel corso di questi ultimi anni, fosse stata colpa di qualche evento extraterrestre e non di scellerate politiche di Governi che studiavano e pontificavano il da farsi. Da chi, da cosa o come, non si sa; ma nel mondo dei tweet, come si sa, la panacea di tutti i mali è attaccare i privilegi; anche di chi perde il lavoro, tutto quello che ha, la sua edicola, e non gode di alcun tipo di ammortizzatore sociale. Ma questo è.
E torniamo alla manovrina, che a seguito dell’ennesimo emendamentino, previsto all’articolo 64-bis che assorbe la riforma che era prevista dalla legge 26 ottobre 2016, n. 198, cambia, per l’ennesima volta il decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 170, quello dell’apertura ad altri esercizi della vendita dei giornali che ha prodotto la chiusura di migliaia di edicole, senza che nuovi punti venissero aperti, e il collasso del sistema distributivo che è diventato un monopolio di monopolisti locali, i distributori. Con la nuova disciplina, in sostanza, i giornali potranno essere distribuiti a quasi tutti gli altri esercizi commerciali; e non solo: chi vuole aprire una nuova edicola può farlo attraverso una semplice Scia.  Ma, di contro, i giornalai potranno, udite udite, allungare gli orari di lavoro, senza vincoli. Se ce ne fosse di lavoro, per carità, ma….
Ma il legislatore è lungimirante e, quindi, autorizza le edicole a vendere e a fornire i servizi per i quali non serve un’autorizzazione. Il che è fantastico. In relazione ai rapporti con il distributore locale la manovrina introduce l’unica novità che appare degna di nota, ossia l’obbligo per questo di rifornire tutti i punti vendita a pari condizioni economiche e commerciali, escludendo la possibilità di applicare oneri aggiuntivi; e, ancora, l’obbligo per le imprese di distribuzione di assicurare a tutti i punti vendita una fornitura adeguata, consentendo, alle edicole, la resa anticipata senza alcun limite temporale. Quest’ultima parte rappresenta sicuramente l’elemento più importante per chi vende i giornali, cui spesso viene negato il Dylan Dog o la settimana enigmistica, mentre si trova l’edicola inondata di prodotti invendibili con divieto di resa; o con una gestione impossibile che rende alto l’indice di errore e che, comunque, costringe l’edicolante ad anticipare soldi al distributore.
Intanto il credito d’imposta per la modernizzazione della rete di vendita, ossia per l’informatizzazione di tutto il sistema, che poteva essere un volano di sviluppo, come lo è stato per le rivendite dei tabacchi di proroga in proroga, anzi di proroghina in proroghina, si è volatilizzato. Restano decine e decine di migliaia di posti di lavoro persi; la grande battaglia persa di una categoria che si alza alle cinque di mattina per fare un lavoro che è stato distrutto dalle manovrine dei Governi scellerati ma anche dai grandi gruppi editoriali a cui sembra che la crisi delle edicole sia soltanto un aspetto molto marginale del problema. Vallo a spiegare che è l’edicolante che vende i giornali…

(IZ ed EG)

Salvatore Monaco.

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