“Siamo nettamente contrari alla mozione riguardante la possibilità per le edicole romane di vendere anche bibite e prodotti alimentari. L’ennesima dimostrazione di come tutto in questa città venga lasciato al caso, all’improvvisazione, senza alcun rispetto delle norme in essere”. E’ quanto dichiara il presidente della Fipe Confcommercio Roma, Nazzareno Sacchi.”Come al solito si parte con il piede sbagliato – spiega Sacchi- senza alcuna cognizione dei problemi che una simile trasformazione nelle modalità di vendita può portare alla città e alla restante rete commerciale. Insomma, siamo arrivati all’assurdità per cui il problema si rincorre anziché prevenirlo”. “Ci chiediamo, infatti – dice Sacchi – in che modo verrebbero organizzate le nuove edicole-negozio? come verrebbe strutturato il magazzino dei prodotti alimentari e dove verrebbe ubicato? come e quando avverrebbe il carico e scarico merci in spazi ristretti come quelli di un’edicola? come fare per garantire il rispetto delle obbligatorie norme igienico-sanitarie?”. “E’ indubbio che le edicole – continua Sacchi – sono in seria difficoltà, ma se cominciamo a guardare al singolo caso specifico e non al problema più ampio rischiamo di fare come l’uomo che guarda il dito e non la luna. In una situazione di crisi generale, in una città come Roma che ancora non si è dotata di un piano del commercio definitivo e in cui, proprio per questo, i pubblici esercizi scontano le conseguenze di una situazione ambigua e complicata, lasciare che le edicole si trasformino in soggetti di vendita ibridi, sarebbe un grave errore. Non stanno morendo solo le edicole ma anche e soprattutto i negozi, i pubblici esercizi, a causa di una tassazione arrivata ormai al 57%”. “La liberalizzazione fino ad oggi – conclude il presidente della Fipe Confcommercio Roma, Nazzareno Sacchi – è avvenuta in forma anarchica e non ragionata. Ebbene è arrivato il momento di invertire questo schema: prima di prendere iniziative, è dovere dei nostri amministratori valutare con uno sguardo d’insieme tutte le possibili conseguenze e ragionare sulle pari opportunità da offrire a tutte le categorie del commercio”.