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Crisi della stampa e dell’editoria, non date la colpa (solo) al web

La ricerca “Non solo il web uccide i giornali” spiega il perché: la crisi della stampa ha diverse motivazioni, dalle inefficienze della distribuzione al sistema degli abbonamenti inefficace. Pier Luca Santoro e Paolo Pozzi illustrano lo stato della crisi del sistema editoria in Italia

Una recente inchiesta condotta dal project manager del sito DataMediaHub, Pier Luca Santoro, e dal coordinatore di New Tabloid, Paolo Pozzi, analizza la crisi dell’editoria in Italia mettendo in mostra le reali motivazioni e sfatando qualche falso mito.

Crisi della stampa, nella ricerca “Non solo il web uccide i giornali. I trucchi del digitale, poste care, distribuzione flop” Santoro e Pozzi cercano di raccontare attraverso una serie di tabelle l’attuale momento di difficoltà del settore. Proprio il project manager di DataMediaHub spiega che l’analisi vuole occuparsi di tutti i possibili aspetti, “dalle inefficienze della filiera distributiva tradizionale al crollo delle copie, passando per inconsistenza degli abbonamenti e copie digitali multiple”.

I dati sviscerati dalla ricerca sono molto interessanti, soprattutto nell’ottica di spiegare l’ondata di fallimenti nel mondo dell’editoria degli ultimi anni. Da tre anni a questa parte la lettura dei giornali è diminuita del 12%, mentre è più che raddoppiata in un solo anno (tra 2012 e 2013) la distribuzione delle copie online: da poco più di 200.000 a più di 500.000.

Internet ha sicuramente dato il via ad un cambiamento nelle dinamiche di fruizione dell’informazione e nella dieta mediatica degli italiani. L’editoria, così come altri settori, ha dovuto fare i conti con questi mutamenti, ma troppo spesso il dito viene puntato solo verso i web dimenticando altri fattori forse più determinanti.

Salta subito agli occhi lo scompenso sui ricavi dal mercato pubblicitario della Tv, ad esempio, che si accaparra il 56% rispetto al 16% che finisce ai giornali. Inoltre la ricerca evidenzia una falla nel sistema distributivo, resa ancora più evidente dal confronto con la Francia: in Italia i quotidiani in abbonamento sono il 6%, con un 31% di rese. Oltralpe abbiamo il 46% di abbonamenti e solo il 14% di rese.

Anche la rete di produzione, in base ai risultati degli ultimi anni, ha conosciuto dei cambiamenti, si è adattata alla crisi e questo, purtroppo, significa che se nel 2011 erano presenti in Italia 92 centri stampa, ora ne sono rimasti solo 66.
Ma questo è niente in confronto a quanto emerge la tabella di comparazione con la situazione di 20 anni fa. Giornali come il Corriere della sera avevano una diffusione media di circa 740.000 copie oppure Il Sole 24Ore che ne stampava circa 350.000. Gli stessi numeri oggi sono inimmaginabili e le vendite delle copie digitali non riescono a compensare tale situazione.

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