I padroni del Corriere della Sera stanno facendo pagare ai giornalisti e a tutti i dipendenti un po’, come giusto, il prezzo della recessione che picchia duro sui giornali, ma soprattutto il prezzo del loro titanismo e del loro avventurismo internazionale, che portò al licenziamento di chi vi si opponeva e all’acquisto, a prezzi fuori da ogni logica, di testate in Spagna che oggi spingono il Gruppo Rizzoli Corriere della Sera in acque molto agitate. C’è stato un aumento di capitale, che però copre solo in parte il fabbisogno finanziario del Gruppo. Altri soldi verranno dalle banche, altri dalla vendita del palazzo e anche i dipendenti sono chiamati a fare la loro parte, anche se alla fine sono solo colpevoli di avere approfittato della generosità dei padroni offerta senza quasi protestare. I giornalisti del Corriere, che sono tra i più pagati d’Italia, non si sa quanto siano consapevoli del fatto che Corriere e Gazzetta dello Sport per anni hanno finanziato quasi tutto il resto del Gruppo, incluse attività tenute in vita come pezzi di Stato sociale. Certo non hanno scioperato di frequente per questioni di vile denaro, anche perché in passato lo sciopero gli è bastato minacciarlo per non avere poi bisogno di farlo. Ora hanno scioperato per la storica sede di via Solferino e non senza ragione: è stata venduta a prezzo di mercato e quindi poco a un fondo immobiiare e è stata presa in affitto dallo stesso Corriere a prezzo di mercato e quindi salato. Con una lucida e dura nota, Franco Siddi, segretario della Federazione della Stampa, il sindacato unitario dei giornalisti, afferma: ‘Non ci sono perdite milionarie, in capo alla sola attività editoriale, che appaiano tali da giustificare la vendita di una sede di prestigio come quella del Corriere, simbolo di informazione nazionale autorevole e affidabile nel Paese e nel mondo”.
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