Il sottosegretario annuncia che intende introdurre tetti alla pubblicità in tivù per redistribuire le risorse tra stampa televisioni e aiutare così i giornali. E aggiunge che è intenzione del governo “togliere i fondi pubblici all’editoria, non eliminare il fondo per il pluralismo”
Vito Crimi, sottosegretario di palazzo Chigi con delega per l’editoria, ha parlato così in un’intervista rilasciata al Fatto quotidiano. “Non è il mio linguaggio, ma si può anche dire che è finita la pacchia. Il punto vero è che occorre ridistribuire la pubblicità tra tv e carta stampata”, ha dichiarato. E lungi dal proporre misure per favorire gli investimenti pubblicitari, pensa di introdurre dei tetti alla pubblicità in tivù, “per aiutare dal lato degli introiti i giornali”. Crimi ha spiegato, in particolare, che intende partire dal finanziamento del Fondo per il pluralismo dell’editoria istituito da Luca Lotti: “Era previsto un contributo di solidarietà dello 0,1% sui redditi delle concessionarie di pubblicità” ma “il decreto che avrebbe dovuto fissare i criteri per questo contributo non è stato mai varato” e “quella ‘dimenticanza’ è stata l’ennesimo favore del Pd a Berlusconi e questi regali devono finire”, ha sottolineato. “Ora riapriamo subito i termini e verificheremo che l’extragettito del canone Rai sia davvero confluito nel fondo”. Crimi ha aggiunto che è intenzione del governo del cambiamento “ togliere i fondi pubblici all’editoria, non eliminare il fondo pluralismo”. Il sottosegretario ha spiegato che “sono stanziati circa 200 milioni tra contributi diretti, alle radio e alle tv, senza contare l’agevolazione delle tariffe telefoniche che può essere stimata in 60 milioni” ma “vanno aggiustate le distorsioni, visto che circa il 30 per cento dei fondi va a 4-5 testate”. Immediata la replica del portavoce dei gruppi parlamentari di Fi di camera e senato, Giorgio Mulé, deputato di Forza Italia: “ Occorre dare atto al sottosegretario con delega per l’Editoria Vito Crimi di essere coerente col suo programma: ogni parola che esprime va nella direzione della distruzione dell`informazione, coerentemente con il solco tracciato da Luigi Di Maio. Oggi bisogna dare atto a Crimi di essersi superato straparlando di ‘tetti’ per ogni cosa: sulla pubblicità, sulle partecipazioni nelle società editoriali. A essere minacciati non sono solo giornalisti, editori, edicolanti, operatori dell`informazione ma un pilastro della democrazia. C`è un disegno preciso, anzi Crimi-nale, in atto: liberarsi di ogni voce non allineata al governo. Per questo è arrivato il momento che chiunque faccia sentire la sua voce e denunci questo attentato al sistema democratico”. (Italia Oggi)
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