“Credo che nelle more del superamento del contributo diretto almeno un tetto massimo alla quantità di contributi che una singola testata possa riceve sia auspicabile in tempi brevi”. Lo ha detto il sottosegretario con delega all’Editoria, Vito Crimi, nel corso di interrogazioni a risposta immediata in commissione Cultura della Camera.
Il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, ha spiegato Crimi, “deve essere preservato ma finalizzato e realmente utile a supportare un settore di pubblica utilità in tutta la sua interezza e in tutta la sua filiera, aiutando tutta la filiera coinvolta a esplicare nel migliore dei modi il proprio operato a garanzia del pluralismo e della libertà dell’informazione”.
Ad oggi, ha proseguito il sottosegretario, “tutto questo non si è verificato perché il Fondo è servito più che altro a finanziare i singoli editori e in particolare quelle tre-quattro testate che da sole ricevono la maggior parte dei fondi”. Crimi ha, quindi, citato le cifre ricevute nel 2017 da cinque testate da Avvenire a Libero, da Italia Oggi al Manifesto e il Quotidiano del Sud. “Queste cinque testate da sole drenano 15 milioni di euro, un quarto del Fondo – ha detto – generando disparità con altre testate altrettanto meritevoli e non garantendo né pluralismo né libertà dell’informazione”.
“Ribadisco su quanto detto su alcune testate a tiratura nazionale – ha concluso – che a mio avviso creano una distorsione nel pluralismo in quanto hanno un’evidente condizione di vantaggio sottrando risorse all’intero settore”. editoriale destinate a finalità più utili. (ansa)
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