Secondo l’Aie nel 2015, dopo ben cinque anni, torna il segno positivo nel mercato dei libri. A crescere è soprattutto la carta mentre le copie digitali e ebook calano di poco. In generale buone notizie per l’editoria italiana, ma Sil Confesercenti avvisa che senza la legge Levi i librai sono a rischio: “Impossibile competere con Amazon o con i grandi gruppi commerciali”
Torna a farsi vedere il segno positivo, dopo ben cinque anni, nel mercato dei libri in Italia. Lo rivela un’analisi dell’Ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori sullo stato del mercato del libro 2015 presentata nel corso del Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri a Venezia.
2015 anno della svolta? Di sicuro c’è che, mentre la vendita di ebook rallenta, il mercato dei libri di carta fa segnare, nei dati sviluppati da Nielsen per l’Aie, un +0,7% nei canali di vendita. Ma secondo le stime dell’associazione, considerando tutto il mercato (cioè libri, ebook, fiere, bookshop museali, per fare qualche esempio), il 2015 si è chiuso con un aumento dell’1,6% rispetto al 2014.
L’Aie ha elaborato anche i dati Istat svelando che nel 2015 ci sono stati 283.000 lettori in più rispetto al 2014, una crescita dell’1,2% nella popolazione con più di 6 anni in relazione all’anno precedente. Oggi in Italia 24 milioni di persone leggono libri. Le fasce di penetrazione più alta sono quelle pre-scolari (il 63% di loro dichiara di leggere libri) ed i giovani adulti (52,5%). Ma anche bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni (46,5%) leggono più libri rispetto alla media nazionale, ferma al 42%.
Il calo degli ebook riguarda circa 277.000 persone in meno rispetto al 2014, un calo del 5,6%, ma la vendita resta tutto sommato stabile e riguarda 4,5-5 milioni di persone. Gli indicatori di lettura dei libri di carta e di libri digitali non possono essere sommati per via del diverso tipo di rilevazioni. Analizzandoli insieme, però, danno la conferma del cambiamento delle abitudini dei lettori italiani, come vengono combinati carta e digitale a seconda delle necessità.
Anche l’offerta di titoli cresce, più di 62 mila su carta e poco meno di 57 mila in digitale, e nel mercato degli ebook si trova il 39,1% delle novità pubblicate nel corso dell’anno. La vendita dei diritti all’estero, +11,7%, cresce più dell’acquisto, +2%, mentre ben il 72,2% della spesa dei lettori italiani passa ancora dalle librerie. Cresce sia il peso delle grandi catene, ora rappresentano il 41,2%, che quello delle librerie indipendenti, 31%, cosa che lancia un messaggio positivo a tutto il settore. I negozi online e la grande distribuzione organizzata si attestano intorno al 13%.
Messaggi di ottimismo dall’Aie, ma la presidente del Sil, Sindacato italiano librai Confesercenti Cristina Giussani, in una lettera indirizzata ai componenti della decima Commissione del Senato, ha commentato l’eventualità che all’interno del DDL Concorrenza venga inserita una norma per l’abrogazione della legge Levi che renderebbe impossibile per i librai competere con Amazon ed i grandi gruppi commerciali.
“L’abrogazione della legge Levi – spiega la Giussani – che regolamenta sconti e promozioni sui libri, metterebbe in ginocchio l’intero comparto delle librerie indipendenti e di catena, che non avrebbero la forza economica di controbattere alla concorrenza dei gruppi della grande distribuzione del commercio elettronico, e che sarebbero destinate a chiudere”.
La presidente del Sil Confesercenti sottolinea che senza una legge come la Levi “grandi gruppi commerciali e potenti attori dell’e-commerce, come Amazon, avrebbero campo libero. La perdita sul territorio delle librerie indipendenti impoverirebbe, poi, in maniera drammatica l’offerta culturale, con conseguente riduzione del numero dei lettori, per difficoltà di reperimento dei testi”.
In questo modo, conclude la Giussani, “a non essere più garantita, inoltre, sarebbe la pluralità di voci: i librai indipendenti danno spazio ad autori ed editori che, per motivi vari, non ne hanno nei centri di grande distribuzione. La chiusura delle librerie indipendenti avrebbe anche gravi effetti sul lavoro, producendo diverse migliaia di disoccupati”.