“I cambiamenti strutturali nel settore dei media hanno accelarato durante la pandemia e questo ha portato uno spostamento verso i prodotti online”. Così Jim Mullen, capo di Reach, la società che edita, tra gli altri, anche il Daily Mirror, ha cancellato con un tratto di penna 550 posti di lavoro. Che chiaramente peseranno gravemente sulla galassia dei giornali locali editi dallo stesso gruppo editoriale. Che il Covid cambierà il mondo dell’informazione è lapalissiano, un po’ meno che gli editori d’oltremanica ne abbiano immediatamente approfittato per operare tagli lacrime e sangue su cui, fino a pochi mesi fa, avrebbero trovato il muro delle sigle di categoria e dell’opinione pubblica come è accaduto nel caso della Bbc che, solo pochi giorni fa, ha rilanciato il piano di tagli lineari che le era stato bocciato nei mesi scorsi.
Ma la questione è ancora un’altra: se la Gran Bretagna, dove i giornali si comprano e si leggono, accusa difficoltà, cosa potrà accadere nei prossimi tempi in Italia se il governo non si muove a prendere provvedimenti seri per garantire la sopravvivenza dei giornali, quegli stessi che hanno fornito – durante le fasi più delicati dell’emergenza – un’informazione utile, giusta e buona?
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