Il presidente di Rcs Mediagroup Maurizio Costa sul momento dell’editoria: settore in trasformazione, ma non servono altre concentrazioni tra editori. Cosa serve allora? Tutelare libertà, autonomia e pluralità dell’informazione: “Che ci sia un fiorire di stimoli è condicio sine qua non per il mondo del giornalismo”
Che l’editoria italiana stia attraversando un momento di grandi cambiamenti è sotto gli occhi di tutti, o almeno di chi vuole vederlo. Certo, non è questo l’unico settore che ha subito i morsi della crisi, ma è anche vero che chi vuole parlare alle persone, o insieme a loro, deve per forza di cose passare dai mezzi di comunicazione, vecchi o nuovi che siano. E allora diventa cruciale riuscire a capire quali possano essere i prossimi sviluppi nel settore, soprattutto dopo settimane che potevano essere cruciali tra la proposta di legge per la riforma della filiera passata in prima lettura alla Camera e la fusione tra il gruppo L’Espresso ed Itedi, editrici tra l’altro di Repubblica, La stampa e Il Secolo XIX.
Proprio da quest’ultimo punto cominciano le considerazioni di Maurizio Costa, catturate al termine del Cda di Mediobanca di cui è consigliere, sull’editoria che verrà nel prossimo futuro. Il presidente di Rcs Mediagroup non valuta la possibilità che nascano altre concentrazioni dopo quella che ha portato alla nascita di Stampubblica (il vero nome è ancora da decidere): “Credo sia difficile, questa è maturata nel tempo, non nei ‘cento giorni’ – riferimento alle recenti dichiarazioni di Urbano Cairo, secondo cui Rcs è rimasta immobile mentre nasceva Stampubblica –. Che ci sia un processo di trasformazione nel nostro mondo sì ma che questo passi necessariamente da un processo di consolidamento non è detto”.
Il numero uno di Rcs spiega che la fusione tra L’Espresso ed Itedi può essere vista in due modi: “da una parte c’è un’operazione industriale che ha sicuramente una sua potenzialità dal punto di vista delle prospettive gestionali. Invece, dal punto di vista editoriale il futuro lo vedremo quando sarà più chiaro quello che sarà il destino de La Stampa e del Secolo XIX”.
La cosa veramente importante, sottolinea Costa, “è che ci sia questa pluralità di voci e la possibilità di esprimersi liberamente”. Il presidente di Rcs è convinto che l’editoria debba favorire l’approfondimento, il dibattito e il confronto in un “mare magnum dell’informazione indifferenziata, dei tweet. Che ci sia un fiorire di stimoli è condicio sine qua non per il mondo del giornalismo”. Cosa preme allora al presidente di Rcs Mediagroup? Che Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport e i giornali spagnoli che fanno capo al gruppo “possano esprimere al meglio questo ruolo e soddisfare la curiosità che la società richiede”.