Una delle ragioni per cui il Movimento Cinque Stelle ha sempre contrastato il sostegno pubblico all’editoria è il possibile condizionamento dell’informazione al potere del Governo; detto con il loro stesso linguaggio: se non siete sottomessi ai poteri forti non vi danno i soldi.
Ma in realtà il sostegno pubblico era disciplinato da una legge dello Stato e il Governo, ossia il Dipartimento informazione editoria, era delegato esclusivamente a svolgere una funzione amministrativa senza alcun potere arbitrario. Quindi la garanzia dell’indipendenza è, o meglio era, garantita da una legge dello Stato.
Sembra che nell’emendamento alla legge di bilancio i Cinque Stelle, con la connivenza della Lega, abbiano raggiunto il loro obiettivo. I giornali non godranno più di un sostegno pubblico; o meglio quasi. Perché nei regolamenti di attuazione il governo gialloverde prevede di sostenere alcuni progetti. Non tutti, non sulla base di una legge dello Stato; no.
Ma sulla base di una valutazione discrezionale del Governo. Quindi la vera novità è che da oggi il loro timore diventa una realtà: chi piace al Governo verrà sostenuto, fino a che piace. Ripristinato il Ministero di cultura popolare.
Enzo Ghionni
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