Le Asset backed securities (o ABS) sono strumenti finanziari, emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione, del tutto simili alle normali obbligazioni; come queste, infatti, pagano al detentore una serie di cedole a scadenze prefissate per un ammontare determinato sulla base di tassi di interesse fissi o variabili.
Prima di evidenziare le principali differenze tra obbligazioni e ABS è opportuno descrivere la struttura di un’operazione di cartolarizzazione.
La cartolarizzazione è disciplinata in Italia dalla L. 130/99; in sintesi, un’azienda che ha in portafoglio crediti di natura pecuniaria cede gli stessi ad un’altra società appositamente costituita (la società veicolo o SPV). Il veicolo, a sua volta, emetterà delle obbligazioni con lo scopo di collocarle presso gli investitori finali al fine di ripagare l’acquisto dei crediti stessi. I crediti ceduti, infine, sono costituiti a garanzia del pagamento delle obbligazioni emesse.
In sintesi il procedimento di creazione di un ABS – noto anche come securitisation – è l’atto con cui una società scorpora dal suo bilancio una serie di crediti, li “impacchetta” adeguatamente e li cede sul mercato, assieme ai flussi finanziari che essi generano, per il tramite della SPV con l’obbiettivo di generare liquidità.
La particolarità che distingue le ABS dai comuni bond risiede nella stretta correlazione esistente tra pagamento cedole/rimborso delle obbligazioni a scadenza con le somme incassate dai crediti ceduti (sia interessi, sia rimborso del credito a scadenza).
I crediti, infatti, costituiscono patrimonio separato in capo alla SPV, società che deve avere come oggetto esclusivo la realizzazione di una o più operazioni di cartolarizzazione. Le somme successivamente incassate, a fronte degli stessi, sono destinate in via esclusiva al pagamento dei diritti incorporati nelle obbligazioni e al pagamento dei costi dell’operazione di cartolarizzazione.
Proprio per lo stretto legame di cui sopra, vi sono tuttavia degli elementi di rischio. In particolare, il rimborso delle ABS potrebbe venire meno, in tutto od in parte, nel momento in cui si verificasse il mancato incasso dei crediti a sostegno dell’operazione.
Proprio per limitare tale rischio, solitamente l’ammontare dei crediti ceduti e posti in garanzia è spesso superiore al valore nominale delle obbligazioni emesse.
Per meglio chiarire, prendiamo il caso di una banca che abbia una serie di mutui di varia natura ed abbia bisogno di liquidità e quindi desideri smobilizzare questi crediti attraverso una securitisation. La banca creerà un SPV ad hoc cui conferirà i crediti in questione e le garanzie date dai diritti sulle ipoteche relative ai mutui. Lo SPV in questione emetterà obbligazioni con valore nominale inferiore a quello di tali crediti e pagherà le cedole con le rate dei mutui che riceverà.