Non si può costringere un giornalista a svelare le proprie fonti, neppure se la fonte stessa decide di fare outing con la polizia. Lo ha stabilito la Corte Ue per i diritti umani sul caso del 2012 riguardante la giornalista norvegese Cecilie Langum Becker, a cui era stato ordinato di rivelare le sue fonti su un articolo riguardante la Norwegian Oil Company. La Corte Ue ha stabilito che il segreto professionale dei giornalisti non decade in seguito al comportamento delle fonti. Nella decisione (che sarà definitiva tra 3 mesi, se le parti non faranno ricorso) la Corte afferma che “il diritto di un giornalista a mantenere il riserbo sulle proprie fonti non può venir meno automaticamente a causa dei comportamenti della fonte o perché l’identità della stessa è nota”. I giudici di Strasburgo notano inoltre che “in nessun momento il rifiuto della giornalista di svelare la sua fonte, o le sue fonti, ha intralciato la giustizia, tanto che la persona all’origine delle informazioni pubblicate è stata condannata anche senza la sua testimonianza.