È stata pubblicata la sentenza della Corte di giustizia europea che decide sul ricorso presentato nel 2006 dall’Irlanda contro il Parlamento ed il Consiglio Ue rispetto alla direttiva 2006/24, che disciplina la conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico.
Secondo l’Irlanda (e successivamente anche secondo la Slovacchia) la direttiva 2006/24 sulla conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico non era finalizzata a migliorare il funzionamento del mercato interno, bensì a favorire la raccolta di questi dati per scopi di sicurezza pubblica e lotta al terrorismo. Scopi che fanno parte, invece, della cosiddetta “cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale”, disciplinata dal Trattato sull’Unione Europea.
La sentenza della Corte di giustizia respinge il ricorso perchè la direttiva è stata adottata nel 2006 proprio per evitare incongruenze tra le norme che vari Paesi Ue, fra cui l’Italia, avevano già promulgato rispetto alla conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico. Queste incongruenze avrebbero influito negativamente sul mercato interno: era quindi corretto il ricorso all’articolo 95 del Trattato Ce per porre rimedio a tale “distorsione”. La Corte ha ritenuto, inoltre, che la direttiva sul traffico telefonico e telematico non intendeva armonizzare le disposizioni sull’accesso ai dati e le modalità per il loro uso da parte delle autorità di polizia e giudiziarie, come invece sostenuto dall’Irlanda. Tali disposizioni restano materia di cooperazione giudiziaria e di polizia ai sensi del Trattato Ue.
Federica Liucci