Pochi giorni fa il Cda di Rcs Media Group ha deciso di “ritoccare” (per la 3° volta in un anno) il costo del Corriere della Sera che, dal prossimo 2 gennaio, passerà dall’attuale 1,30 centesimi a 1,40 centesimi (e 1,90 centesimi per le copie del venerdì e del sabato).
Ma le novità annunciate dall’ attuale ad, Pietro Scott Jovane, non sono finite qua. Infatti i vertici dell’azienda avrebbero anche deciso che, per risparmiare sui costi cartacei, a partire dalla prossima metà del 2014, il Corriere della Sera avrà un formato simile a quello di altri competitor, subendo, così, una riduzione dell’attuale formato.
Diffusa la notizia dei nuovi provvedimenti, il Cdr si è immediatamente schierato contro queste manovre e, in segno di protesta, ha annunciato che non sarà più presente ad alcun tavolo dove l’ad e gli azionisti intendano chiedere ai giornalisti ulteriori sacrifici in termini occupazionali o economici.
Infatti secondo il Cdr, il nuovo ennesimo aumento del giornale, non solo non avvicina nuovi potenziali acquirenti, ma potrebbe addirittura causare la perdita di una parte dei lettori più fidelizzati.
Una mossa, questa, che il sindacato dei giornalisti non ha esitato a definire “dissennata” perché il bisogno di aumentare i ricavi e la ricerca forsennata di liquidità, devono comunque tenere conto della congiuntura economica sfavorevole del momento, e dei sacrifici ripetutamente chiesti ai giornalisti e ai poligrafici per contribuire a risolvere l’annosa questione dei debiti della società.
E pensare che fino al 2007 la Rcs Media Group era una delle realtà che, nel comparto editoriale italiano, godeva di ottima salute.
Purtroppo, senza fare le opportune valutazioni, i vertici dell’azienda guidati dall’allora ad Antonello Perricone, decisero di lanciarsi nella conquista della spagnola Recoletos, sfortunata avventura che provocò debiti pari a 1 miliardo di euro.
Grazie ad aumenti di capitale di 400 milioni di euro, oggi il debito è stato ripianato ma le banche creditrici (Intesa San Paolo, Ubi e Unicredit) per rifinanziare Rcs, in cambio hanno chiesto condizioni capestro, quali vendere parte del patrimonio immobiliare in modo da recuperare 250 milioni di euro entro l’anno prossimo.
Ecco perché, sempre pochi giorni fa, il Cda del Corsera, ha firmato alcuni contratti di vendita e di affitto di immobili siti in Via San Marco e Via Solferino per un importo complessivo di 120 milioni di euro di cui 90 immediatamente disponibili, 12 entro il 31 ottobre 2014 e i restanti 18 al mancato diritto di prelazione delle Autorità Competenti (Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia e Ministero dei Beni Culturali), entrate comunque insufficienti a risanare il debito accumulato.
Questo spiega l’ulteriore provvedimento dei vertici aziendali di apportare l’aumento del quotidiano che, in caso infruttuoso, però, potrebbe determinare la perdita del posto di lavoro di diverse unità attualmente in forza al Corsera.
Da qui la sofferta decisione del Cdr di non sedersi più a nessun tavolo fino a quando le proposte non saranno orientate in maniera diversa, e cioè nella direzione del potenziamento del settore digitale, nell’aumento di altri 200 milioni di euro di capitale (come si era inizialmente annunciato) e di una sana spending review che preveda tagli di sprechi e non di posti di lavoro.
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