Trovato l’accordo tra il comitato di redazione del Corriere della sera e Rcs, la società che edite il quotidiano di Via Solferino. Sono previste 70 uscite in 4 anni, tra pensionamenti e prepensionamenti. Si ridurranno i benefit dei giornalisti, le collaborazioni esterne. E si smaltiranno le ferie arretrate. Il tutto per un risparmio di 20 milioni di euro, di cui 10 dalle uscite. Ma l’Inpgi ha le casse vuote. Come si pagheranno i prepensionamenti e gli “scivoli”? E la legge Fornero complica ancora le cose.
Ma procediamo con ordine e facciamo un passo indietro per capire la genesi dell’accordo.
Fino alla settimana scorsa c’era tensione tra Rcs e il cdr del Corsera. Il piano dell’ad, Pietro Scott Jovane, era molto più incisivo. Il manager voleva eliminare dall’organico ben 110 giornalisti in 3 anni (su un totale di 360), ridurre i benefit, gli integrativi. Per un risparmio di 32 milioni.
Era intervenuto a mo’ di mediatore il direttore del quotidiano di Via Solferino, Ferruccio De Bortoli. Il quale, dopo essersi autonomamente tagliato lo stipendio del 20% a partire da maggio, aveva proposto dei sacrifici ai giornalisti: dei contratti di solidarietà e una sorta di prestiti infruttiferi da devolvere alla società.
Ma il cdr ha risposto “picche”. «Non vogliamo pagare noi gli errori gestionali della società, come l’affare Recoletos [un investimento da 1,1 miliardi rivelatosi sbagliato, ndr]», ha risposto il cdr riferendosi alle svalutazioni degli asset spagnoli che hanno causato l’emergenza finanziaria di Rcs.
Il comitato di redazione ha proposto, da parte sua, “solo” 45-50 uscite tra pensionamenti e prepensionamenti, lo smaltimento di ferie arretrate, la fine degli stage e dei corsi di lingua. Il tutto per un risparmio di 12,5 milioni, meno della metà di quello auspicato da Jovane (che raggiungeva i 32 milioni).
Ma qualche giorno fa tra cdr e Rcs è stata colmata la distanza.
Sono stato calendarizzati due stati di crisi per altrettanti bienni. Tra il settembre 2013 e il settembre 2015 ci saranno 37 esuberi di cui 12 pensionamenti e 25 prepensionamenti. Tra il 2016 e il 2017 ce ne saranno rispettivamente 15 e 18. Con questo piano la società che edita il Corsera riuscirà a risparmiare circa 20 milioni, di cui 10 solo dagli esuberi del personale. E pare Rcs, a fronte di queste uscite, potrà anche stabilizzare qualche precario. Oltre al piano degli esuberi si ridurranno i benefit e gli integrativi dei giornalisti; saranno smaltite le ferie arretrate; si ridurranno le collaborazioni esterne più costose (quelle che costano 80-100 mila euro all’anno) e si valorizzeranno al massimo le risorse interne.
Ma sia Rcs che il cdr hanno fatto i conti “senza l’oste”. Che in questo caso è l’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza per i giornalisti). Infatti c’è da dire che, a causa della crisi generale del mondo dell’editoria, le casse dell’Inpgi sono pressoché vuote. «Va rimpinguato il fondo per i prepensionamenti che al momento non ha un solo euro per il 2013 e il 2014», ha dichiarato Franco Siddi segretario generale della Fnsi. Lo stesso allarme è arrivato da Giulio Anselmi, presidente della Fieg e da quasi tutti gli organismi del mondo del giornalismo e dell’editoria.
Servirebbero almeno 30 milioni per dare un minimo di respiro all’Inpgi. Senza tale somma sarà difficile attuare il piano concordato in Rcs. Quindi le trattative tra cda e Jovane dovranno ripartire. E in tal caso si dovrà, per forza, ricorrere ai contratti di solidarietà e alla cassa integrazione a rotazione che non pesano sulle casse dell’Inpgi. L’altra alternativa sarebbe il licenziamento.
Inoltre c’è un altro piccolo ostacolo che riguarda, in questo caso, solo i prepensionamenti e Rcs. L’intralcio proviene da una recente sentenza che ha riguardato proprio un giornalista del Corriere della sera. Parliamo di Sebastiano Grasso, redattore nel settore Cultura del quotidiano di Via Solferino. Grasso era stato mandato in (pre?) pensione a 65 anni. Ma lui ha chiesto il reintegro. Il giudice del lavoro glielo ha concesso in base all’articolo 4 della legge Fornero. Ora Grasso potrà rimanere al lavoro fino a 70 anni. Ciò significa che sarà difficile attuare un piano da 43 prepensionamenti senza la volontà degli stessi giornalisti. E i problemi si moltiplicano!
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