Editoria

Corriere della Sera, l’agitazione continua: ecco perché

Non c’è pace a via Solferino, i giornalisti del Corriere della Sera, dopo aver incrociato le braccia, sono delusi e chiedono risposte agli interrogativi che, ormai da settimane, vanno sollevando senza ricevere, con ogni evidenza, risposte ritenute esaustive. L’assemblea dei giornalisti del quotidiano milanese, nella giornata di sabato scorso, ha messo nero su bianco le doglianze e le richieste inviate direttamente all’attenzione dell’editore. A cui tira le orecchie: “Finora risposte irrispettose e irrisorie”.

Nel documento firmato dai cronisti e pubblicato sull’edizione online del Corriere della Sera si legge: “Purtroppo le risposte alle richieste di un più adeguato riconoscimento del lavoro della redazione sono state irrispettose e irrisorie per un’azienda che ha dichiarato cospicui utili e distribuito dividendi. Le condizioni di lavoro al Corriere sono progressivamente peggiorate in questi anni. La stragrande maggioranza dei giornalisti tra sede centrale, ufficio di corrispondenza di Roma e cronache locali ha stipendi ai minimi contrattuali con forfait per straordinari, notturni e domenicali risibili, a fronte di un impegno orario sempre più alto. Le redazioni locali sono stabilmente sotto organico e debbono sopportare turni pesanti con scarsi riconoscimenti economici”.

E non è tutto perché: “Alla redazione online, già sovraccarica di lavoro, viene ora chiesto di iniziare a lavorare alle 5.45 del mattino, a fronte di un’offerta economica risibile. Le retribuzioni dei collaboratori, infine, sono state falcidiate fino a toccare i 20 euro (lordi) a pezzo”. E ancora: “Il nostro lavoro sia stato cruciale per ottenere importanti risultati (come i 500 mila abbonamenti digitali dello scorso anno) negli ultimi mesi è in atto un tentativo di mettere in discussione persino un istituto che fa parte della nostra busta paga: l’aggiornamento professionale. Mentre si moltiplicano le nostre mansioni in ambiti che spesso sono al limite del lavoro giornalistico, l’azienda vorrebbe togliere pezzi importanti di retribuzione”.

Per i giornalisti: “Abbiamo strappato a fatica, minacciando uno sciopero, 6 giorni di smart working al mese per sei mesi. Il lavoro agile è una modalità in grado di aumentare la produttività e migliorare la qualità di vita delle persone. Ma da noi, che pure lo raccontiamo quotidianamente sul giornale, ancora ne viene negata la stabilizzazione”.

Ma i problemi, al Corriere della Sera, sembrano pure materiale. Cioè legati ai “mezzi tecnologici che ci sono forniti” che secondo i giornalisti “sono spesso inadeguati. Il nuovo sistema editoriale che sta per essere introdotto presenta gravi bug operativi. I software messi a disposizione della redazione sono lenti e obsoleti (tra l’altro negati ai collaboratori ex art.2). Mancano figure tecniche per lo sviluppo digitale e si riducono anche quelle tradizionali necessarie al funzionamento della macchina Corriere. Tutti segnali che rendono difficile affrontare le sfide legate alla trasformazione digitale. Da troppo tempo, inoltre, la linea rossa che deve separare informazione e marketing è sempre più sfumata, fino ad arrivare a commistioni che fanno male all’immagine e alla tradizione di autonomia del Corriere”.

Le critiche dall’assemblea: “Da settimane in via Solferino sono in corso i lavori per realizzare gli uffici dell’editore Urbano Cairo al primo piano del giornale, nello stesso corridoio dove ci sono direttore e vicedirettori. Mentre altri dirigenti avranno i loro uffici fisicamente accanto alle redazioni. Una scelta che rischia di violare una legge non scritta, ma che è stata la vera forza del Corriere, quella che impone una netta separazione degli spazi: da una parte i rappresentanti dell’azienda, dall’altra i giornalisti. Separazione che garantisce in modo simbolico e sostanziale l’autonomia e la libertà nel trattare le notizie. È questo il motivo per cui abbiamo scioperato e per cui permane lo stato di agitazione”.

La redazione dopo aver rinnovato “la propria fiducia al direttore” al quale i redattori chiedono “di essere al nostro fianco in questo delicato passaggio sindacale”, ribadiscono all’editore “di avere fatto assunzioni e di avere risanato i conti dell’azienda in un momento difficile per l’editoria e di avere riacquistato parte della sede storica di via Solferino. Nel rispetto dei ruoli e con spirito costruttivo riteniamo comunque che sia arrivato il momento di pensare al Corriere del futuro, con investimenti adeguati e con una maggiore disponibilità all’ascolto dei giornalisti e della loro rappresentanza sindacale. Per rimettere l’informazione di qualità al centro di tutto. Lo dobbiamo innanzitutto a voi lettori e alla storia del primo giornale italiano per il quale – concludono – siamo fieri di lavorare”.

Luca Esposito

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