CORRIERE CANADESE:”FONDI SOLO ALL’EDITORIA DI QUALITA'”

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Distinguere le testate che offrono qualità da quante non fanno altrettanto e restituire immediatamente alle prime quei fondi che sono stati tagliati con il Milleproroghe. Questo è quanto è emerso dalla discussione di Montréal del 9 aprile, organizzato da CGIE Canada e Comites di Montréal, che ha portato alla Risoluzione di Montréal, un documento condiviso che presto finirà anche sulla scrivania del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, in cui si formulano richieste precise per il settore. Teatro della discussione il seminario sulla stampa italiana all’estero dedicato alla decurtazione del 50% dei fondi destinati a quotidiani e riviste degli emigrati italiani. Provvedimento questo che riguarda per il Canada anche ma non solo il Corriere Canadese.
Qualità come discrimine per una riforma dell’editoria è stato il leitmotiv dell’incontro, una riforma che in tanti hanno invocato per arginare quello che è stato definito «un marasma» in cui i controlli sono stati fino a questo momento nulli. Da qui la necessità di un “tavolo di concertazione”, chiesto alla fine del documento, per stabilire insieme alle autorità di Roma delle nuove regole che da una parte garantiscano l’impiego dei finanziamenti pubblici in un modo più mirato e dall’altra facciano salvi i diritti delle comunità italiane che vivono lontano da quella che considerano la propria patria.
Questo, si legge nel documento, deve essere “il tempo delle regole, della trasparenza e dell’efficacia degli interventi pubblici, finalizzati a tutelare e valorizzare la ricca e plurale rete dell’informazione italiana all’estero come bene pubblico”.
Nell’apertura dei lavori del seminario – dove è spiccata l’assenza dei parlamentari italo-canadesi eletti nella circoscrizione Nordamerica Gino Bucchino e Basilio Giordano – il Console Generale d’Italia a Montréal, Giulio Picheca, ha fin da subito sottolineato l’importanza della stampa italiana all’estero da due punti di vista. In primo luogo un importante legame con l’Italia, ma anche un mezzo essenziale per mantenere viva la lingua di Dante. Argomento caro a Pia Maria Gaudio del PICAI (ente gestore di corsi di lingua e cultura italiana a Montréal), che ha suggerito ai giornali italiani all’estero di riqualificarsi per sopravvivere e ha invitato tutti i presenti a portare avanti una lotta comune per far sì che la questione non cada nel silenzio e si protesti anche per i tagli ai fondi destinati agli enti gestori.
Toni duri, invece, nell’intervento di Giovanni Rapanà, consigliere del CGIE e promotore del seminario. Una decisione inaccettabile quella del governo di Roma perché retroattiva, ha detto agli intervenuti, che non solo compromette il rapporto con gli emigrati, ma anche la costituzionalità. Una scelta consapevole da parte del governo, ha però aggiunto, per colpire gli italiani all’estero, settore da cui non ricava né soldi né voti. «Se non è così – ha dichiarato Rapanà – allora ci troviamo di fronte a provincialismo e ignoranza da parte del governo». Da qui la necessità di una riforma, invocata a gran voce dal membro del Comites perché, «se il Corriere Canadese ha saputo accettare la sfida e entrare nel mercato multiculturale», nessuno secondo Rapanà si è mai occupato fino a oggi di verificare ciò che accade in questo settore, con il risultato che ci si è trovati di fronte a giornali inesistenti o qualitativamente scarsi. «I fondi non siano allora una forma assistenziale – ha concluso – ma un contributo per garantire l’informazione italiana nel mondo».
«Anche nell’epoca del web e delle grandi trasformazioni, i giornali non hanno ancora esaurito la loro funzione», ha spiegato Franco Siddi, segretario generale della Fnsi. Solo poche ore prima del seminario aveva visitato la sede del Corriere Canadese, che ha definito un esempio di «crescita culturale e imprenditoriale», e sulla scorta di questo esempio è tornato a insistere sulla necessità di finanziamenti all’editoria, che a suo parere dovrebbero essere assegnati sulla base di regole precise.
È stata poi la volta di Luciano Neri, consigliere del CGIE Italia e presidente del Centro Relazioni Internazionali, che dopo aver definito la politica del governo «sbagliata» e figlia di «un meccanismo tribale», ha a sua volta sottolineato l’importanza del fattore qualità per la sopravvivenza delle testate degli italiani che vivono all’estero di contro «al marasma dell’incontrollabilità e dell’assenza di verifica». E Neri non ha mancato di far riferimento anche ad Amato Berardi e Basilio Giordano, i due eletti all’estero che hanno votato sì al provvedimento con cui si sono decisi i tagli del 50%: la Costituzione, ha ricordato loro, dice che un parlamentare risponde solo a sé stesso e non al partito. Duro anche Carlo Consiglio del CGIE Canada, che rimarcando l’assenza degli eletti di Toronto e Montréal al seminario, ha parlato di «uno schiaffo alla comunità italiana in Canada». Ma Consiglio non ha nascosto la delusione per i tagli agli italiani all’estero, portando l’esempio di Mantica e Micheloni, che avrebbe nel mirino anche enti come CGIE e Comites: secondo lui Roma «starebbe tagliano i ponti e abbandonando le comunità all’estero». Hanno poi preso la parola il senatore Renato Turano, Norberto Lombardi del CGIE Italia, l’onorevole Salvatore Ferrigno e Cesare Sassi, presidenti del Comites di Philadelphia e Miami. Tutti hanno sottolineato che i contributi che arrivano dall’Italia non dovrebbero essere percepiti come un sussidio ma come un trampolino per il sistema cultura. Ancora una volta è stata sottolineata la necessità di una riforma, per cui sono arrivate anche indicazioni concrete, come quelle dell’onorevole Ferrigno: da una parte, visto che queste testate promuovono il Sistema Italia, la richiesta di un fondo direttamente a Confindustria, dall’altra la creazione di un’agenzia nazionale per il monitoraggio dell’informazione italiana del mondo. Idea che ha incontrato l’approvazione di Cesare Sassi, che ha rincarato la dose chiedendo vere e proprie ispezioni nelle redazioni per distinguere i giornali che producono cultura da quelli inesistenti. (Corriere Canadese)

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