Editoria.tv torna in Piemonte e fa visita alla redazione de “Il Saviglianese”. Si tratta del giornale più antico del territorio regionale e tra i più risalenti sull’intero panorama nazionale. E’ stato fondato nel 1858 e ha vissuto e raccontato (con l’unico stop dovuto al regime fascista) l’evolversi di un’intera comunità. Oggi è diretto da Valerio Maccagno.
L’arrivo del coronavirus ha cambiato l’approccio quotidiano sui territori del giornale?
“Il Saviglianese” è un settimanale fondato nel 1858: attualmente il più antico giornale in Piemonte. I nostri lettori sono tutti molto affezionati all’edizione cartacea che esce puntualmente tutti i mercoledì mattina.
Scoppiata la crisi di Covid-19, abbiamo dovuto adeguarci alle esigenze dei nostri lettori. Le notizie, le informazioni, i comunicati delle istituzioni rivolte alla popolazione evolvevano rapidamente; l’edizione cartacea non bastava più, abbiamo quindi iniziato ad aggiornare quotidianamente il nostro sito Web e la nostra pagina Facebook. Questi mezzi ci hanno permesso anche mandare online i videomessaggi con le raccomandazioni dei vari sindaci del territorio.
E’ cambiato, e se sì come, il rapporto con i lettori?
Devo ammettere che il rapporto con i nostri lettori, in questo periodo, si è stretto ancora di più.
L’esigenza di avere informazioni autorevoli e puntuali sulle ordinanze che di giorno in giorno uscivano, sul numero reale dei contagi nei Comuni dove il nostro giornale è diffuso, sui provvedimenti che si prendevano sul territorio (la consegna della spesa al domicilio, la distribuzione delle mascherine, ecc.) hanno fatto schizzare il numero dei contatti sul nostro sito, registrando numeri mai visti. Un dato, però, che ci inorgoglisce ancora di più è la crescita delle copie vendute in edicola.
Come è cambiato il lavoro in redazione?
Per limitare gli spostamenti e ridurre il più possibile il contatto sociale tra noi giornalisti, abbiamo sperimentato quasi subito lo smart working. In redazione ci trovavamo solo per chiudere il giornale, gli altri giorni della settimana si lavorava da casa. Con la tecnologia, intervistare qualcuno non è stato un problema, anzi è un metodo che continuiamo ad utilizzare tuttora.
Quali saranno le conseguenze dell’emergenza Covid sulla stampa?
La prima conseguenza l’abbiamo già vista ed è stata la drastica riduzione della pubblicità. La chiusura delle attività commerciali, l’annullamento di fiere, feste patronali ed eventi sul territorio hanno portato i clienti a disdire i contratti già in essere. Sono inoltre venuti meno gli annunci economici e, non essendoci le messe con i fedeli, sono mancate numerose inserzioni nella pagina delle necrologie (ringraziamenti, messe anniversarie, trigesime, ecc…). Ora spero che il provvedimento del governo sul credito d’imposta del 50% per chi fa pubblicità sui nostri mezzi possa incentivare qualche cliente. Un aspetto positivo, invece, è stato quello di aver imparato ad usare meglio la tecnologia e a sfruttare il nostro sito web.
Ha sentito la vicinanza delle istituzioni?
Sin dal primo giorno della pandemia, le istituzioni ci hanno indicato come “servizio essenziale” e noi ci siamo dati da fare per informare i nostri lettori nel miglior modo possibile. Abbiamo fatto il nostro dovere nonostante l’azzeramento dei ricavi pubblicitari ed i costi invariati. Le istituzioni, che prima ci hanno chiesto, ora dovrebbero non dimenticarci e prendere dei provvedimenti anche per il nostro settore.
Come se ne esce?
Questo periodo di emergenza sanitaria ha dimostrato l’importanza dei settimanali locali, giornali che danno un tipo di notizie che altrove non si trova, sanno fare informazione di qualità ed arrivano in modo capillare in tutte le famiglie. Queste peculiarità devono essere difese dal governo con azioni mirate alla salvaguardia di queste realtà.
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