Il viaggio di Editoria.tv all’interno delle redazioni al tempo della pandemia prosegue con Lo Strillone di Torre Annunziata, in provincia di Napoli. Il progetto, diretto da Catello Germano, si prefigge ormai da anni di raccontare la realtà locale del territorio di riferimento e di farlo sfruttando la connessione e le opportunità del web. In tal senso, nell’area del Napoletano, lo Strillone è stato un fenomeno quasi pionieristico.
L’arrivo del coronavirus ha sconvolto le abitudini di tutti. Ha anche cambiato l’approccio quotidiano sui territori?
Lostrillone.tv opera sul web da oramai 11 anni ed è la naturale prosecuzione su internet del periodico fondato nel 1994. In questi lunghi anni non è mai capitato di dover affrontare una situazione simile, tuttavia la nostra redazione si è adattata alla circostanza eccezionale vissuta. Sicuramente il blocco delle attività ha portato tantissime persone ad avere maggiore tempo libero e questo si è tradotto con un maggiore traffico sul web. Il numero di lettori, che sui giornali on line hanno picchi soprattutto negli orari di punta e in tarda serata, si è distribuito in maniera più omogenea nell’arco della giornata.
La pandemia ha cambiato il rapporto con i lettori che seguono la testata?
Non usciamo in edicola, quindi i lettori hanno potuto continuare a trovarci come sempre in rete. È aumentato il traffico, perché soprattutto sui territori, c’era grossa richiesta di informazioni serie e circostanziate sull’emergenza. Il pubblico ha preferito i giornali locali che lavorano nel segno della qualità a cui hanno confermato la loro fiducia e l’immediatezza del web ha fatto il resto.
Come è cambiato il lavoro in redazione?
Il settore dell’editoria e le redazioni giornalistiche sono rimaste regolarmente aperte durante il lockdown per garantire l’informazione alla popolazione. Certo, è comunque strano ritrovarsi quotidianamente in redazione e fare attenzione ai contatti fisici, all’uso delle mascherine e alla distanza di sicurezza. Abbiamo sviluppato l’uso di piattaforme per videoconferenze, realizzando interviste e forum video con ospiti a distanza. E’ un metodo di lavoro che, quando si tornerà alla normalità, può tranquillamente essere utilizzato regolarmente.
Quali conseguenze l’epidemia avrà sui loro giornali e sul futuro della stampa?
Una prima conseguenza è stata di natura commerciale legata alla minore presenza di inserzionisti. Paradossalmente c’è stata una minore quantità di pubblicità in un periodo storico che ha visto una maggiore domanda di informazione, soprattutto di qualità. Abbiamo messo a disposizione banner e spazi gratuiti di inserzione per le attività piccole e medie del territorio, questo è il nostro contributo – tra gli altri – a un progetto di rilancio per tutti. I giornali locali si reggono sulle economie locali che, a loro volta, sono sorrette dai negozi, dai ristoranti e dalle pizzerie, dalle attività commerciali di vicinato. Le fake news che girano in rete sono tante e un lettore attento che vuole ricevere informazioni certe si affida a chi fa giornalismo con serietà e qualità.
Ha sentito vicine o lontane le istituzioni?
Le istituzioni, a tutti i livelli, hanno fatto quello che hanno potuto. Una pandemia nessuno poteva prevederla, col senno di poi sicuramente alcuni provvedimenti potevano essere assunti prima. Ma col senno di poi è tutto facile. Dal punto di vista locale forse qualche sindaco di provincia, soprattutto dell’area vesuviana, avrebbe dovuto essere più attento alle comunicazioni istituzionali.
Come se ne esce?
Dal punto di vista sanitario, solo con la serietà, avendo atteggiamenti responsabili, adottando tutte le misure di prevenzione. Dal punto di vista economico con un atteggiamento positivo, con la costanza nel lavoro e la perseveranza nel perseguimento dei propri obiettivi.
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