Il Veneto è terra che ha affrontato l’emergenza coronavirus in prima linea. Già dalle primissime fasi dell’epidemia, il Nord-Est s’è trovato investito dal Covid. Ma non s’è lasciato travolgere. Fedeli a loro stessi, all’etica del lavoro e della perseveranza, i veneti ne stanno uscendo fuori. Il viaggio di Editoria.tv, dopo aver fatto tappa in Piemonte e a Napoli, adesso arriva a Rovigo, “ospite” di Samuele Bertuccio, direttore generale de “La Voce”.
L’emergenza ha cambiato l’approccio del giornale al suo territorio di riferimento?
La nostra è una testata molto locale che esce dal 2004. Non sono pochi gli anni di “servizio” ma La Voce di Rovigo è pur sempre una testata giovane. Detto questo, quello che non mi sarei aspettato è stato vedere che soprattutto dai piccoli Comuni si registri un aumento delle copie vendute. Questo significa che molti dei nostri lettori, che magari avevano perso l’abitudine di comprarci o che magari il giornale lo leggevano solo al bar, hanno iniziato a ritornare in edicola. Non avrei mai scommesso sugli ultimi dati (riferiti a metà aprile circa) che registrano un segno positivo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il mio grande timore era quello che la chiusura della attività commerciali e dei bar (con il Dpcm successivi) portasse al tracollo delle copie….
Tenga presente che anche la parte digitale con la versione online ha registrato un aumento importante anche se la monetizzazione del digitale resta ancora un tabù…. Il vero tracollo è stata ed è tuttora la pubblicità, ma sono certo che come (anche se gradualmente ) apriremo la voglia di comunicare sarà tanta (almeno lo spero!)….
L’avvento del coronavirus ha mutato il rapporto tra il giornale e i suoi lettori?
Noi siamo un giornale locale, serio ed affermato. Ritengo che, anche per quanto espresso prima i lettori, stiano premiando la serietà, l’impegno dei nostri giornalisti, nel senso che attribuiscono all’informazione locale (e non) quella garanzia di attestazione di veridicità delle notizie. I lettori fruiscono dell’online sicuramente, molto più di prima, ma si confrontano più di prima con l’informazione di cartacea.
Come è cambiato il lavoro in redazione?
Evidentemente è tutto più complicato , ma la tecnologia consente di lavorare comodamente da casa, come essere nella propria postazione di lavoro. Forse quello che più manca è il confronto con i colleghi, il direttore etc…etc…. Si fanno le riunioni video, certamente, ma non è la stessa cosa. Tenga presente che un giornale (i locali ancora di più) sono come degli uffici pubblici dove le persone si recano di persona per fare segnalazioni o altro…..
Quali conseguenze ritiene che potrà avere l’epidemia sui loro giornali e sul futuro della stampa locale o di settore?
Io credo positive, la gente ha riscoperto il valore della carta stampata, di andare in edicola e comprare un quotidiano, ha riscoperto che i giornali hanno un ruolo fondamentale per la democrazia , hanno riscoperto che basta chiamare una redazione per segnalare un disservizio, hanno riscoperto qualcuno che gli ascolta e per quanto possa li difenda….
Ha sentito vicinanza o lontananza da parte delle istituzioni?
Poca vicinanza.
Come se ne esce?
Da cosa? Domani è un altro giorno e saremo ancora qua. Tutto sarà diverso ci abitueremo a condividere fino ad un vaccino. Purtroppo abbiamo perso molti cari; il prezzo per riscoprire quanto sia importante la vita e sia importante quello che ci circonda a poca distanza.