L’intenzione, dichiarata, del governo Letta, di procedere con il taglio dei fondi pubblici destinati all’editoria, sta scatenando un mare di polemiche. Anche (e non solo) negli ambienti politici.
E così, a poche ore dall’approvazione dell’emendamento al decreto debiti alla pubblica amministrazione, licenziato ieri sera dalla Commissione Bilancio della Camera e oggi in votazione in aula, mentre il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Giovanni Legnini, assicura che si adopererà per il ripristino del fondo, c’è chi, come il parlamentare di Sel Giulio Marcon, parla, sic et simpliciter, di “tagli inaccettabili”.
E chi, ancora, come la Fnsi, invoca un confronto urgente con il governo.
Ma procediamo con ordine. E partiamo proprio dalle dichiarazioni rese da Legnini ai microfoni di Radio Radicale.
“Il governo, il ministero dell’economia, la ragioneria, sono stati costretti ad operare un intervento con coperture reperite all’ultimo momento per far fronte ad un impegno assunto con le autonomie locali per ampliare lo spazio del cosiddetto patto verticale, cioè dare più spazio finanziario al sistema degli enti locali” spiega l’esponente del Pd.
“Naturalmente – prosegue – quando si reperiscono coperture all’ultimo momento si rischia sempre di fare tagli non meditati e che non sono frutto di scelte politiche non ragionate”.
Tutto ciò, per Legnini: “è accaduto con questo intervento sull’editoria e anche su altri fondi come la cooperazione allo sviluppo, l’otto per mille, fondi sensibili che vanno assolutamente ripristinati”.
“Cercherò di fare in modo che si formalizzi l’impegno del governo in Aula affinché i fondi oggetto di riduzione vengano ripristinati al più tardi con la legge di stabilità” assicura il sottosegretario all’Editoria. “Se così sarà – conclude – si potrà dire che il rischio è scongiurato e paradossalmente l’intervento di amputazione di questo fondo potrebbe preludere ad un suo consolidamento”.
Ancora più duro Giovanni Rossi, presidente della Federazione nazionale della stampa, secondo il quale, con il taglio annunciato dal governo: “si va a colpire un settore già in crisi, che invece avrebbe bisogno proprio di investimenti pubblici per il rilancio”.
L’Italia, spiega Rossi, in diretta a Tgcom24: “è il Paese che investe meno nell’editoria. Il rischio pratico dei tagli è che le aziende che hanno in bilancio questa voce si trovino col dubbio sulla propria posizione con le banche. Abbiamo già chiesto al governo un confronto”.
Sullo stesso argomento entra a gamba tesa anche l’onorevole Giulio Marcon, capogruppo di Sinistra Ecologia Libertà tra i banchi della commissione Bilancio alla Camera. Per il deputato del partito di Nichi Vendola: “la conversione del decreto-legge sui debiti della Pubblica Amministrazione avviene in un momento particolarmente importante e di difficoltà della nostra economia. Abbiamo fatto un lavoro sicuramente importante in sede di Commissione, che ha visto la convergenza dei gruppi su importanti punti e siamo veramente rammaricati che il decreto-legge sia stato rovinato alla fine da un dispositivo che prevede la copertura degli oneri con dei tagli previsti alla cooperazione allo sviluppo, all’editoria e all’otto per mille”.
Tutto questo, secondo Marcon: “E’ un peccato perché questi tagli per noi sono inaccettabili, non possono essere condivisi, sono dei tagli che colpiscono dei settori e dei capitoli di spesa che già in questi anni sono stati drammaticamente tagliati”. “Sel – la chiosa finale – si appella al Governo e al Parlamento perché riveda il meccanismo della copertura finanziaria di questo decreto. Occorre trovare delle soluzioni alternative a quelle che sono state individuate, utilizzando stanziamenti della Difesa e quelli per le grandi opere”.
Infine l’intervento di ActionAid, organizzazione internazionale indipendente impegnata nella lotta alle cause della povertà. “Ancora una volta – tuona Marco De Ponte, segretario generale dell’organismo – non sapendo dove altro reperire le risorse, il Parlamento sacrifica gli scarsi fondi dedicati alla lotta alla povertà, nella speranza di poterli restituire alla cooperazione negli anni a venire”.
ActionAid denuncia il taglio di oltre 12 milioni per il periodo 2014- 2015 “per la cooperazione allo sviluppo”. Taglio che, incalza De Ponte: “colpirà anche l’8 per mille e i fondi all’editoria. Sono sempre i settori più deboli a pagare quando si tratta di dover coprire i buchi di bilancio”. “La cooperazione allo sviluppo – conclude il segretario di ActionAid – era già ai minimi storici. Questo taglio del 10% per gli anni a venire, di certo non aiuterà a rilanciarla”.