COPYRIGHT ONLINE/ LE 10 DOMANDE DELLA SIAE E LE 10 RISPOSTE DELLA RETE

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Ieri sul sito online della Società Italiana Autori ed Editori e su uno spazio a pagamento del Corriere della Sera, sono comparsi 10 interrogativi formulati dalla stessa Società a favore della delibera Agcom sulla proprietà intellettuale. Le relative risposte su Internet non si sono fatte attendere. I quesiti riguardano il provvedimento contenuto nella delibera n. 398/2011 (ex 668/2010) volto a legittimare l’intervento dell’Autorità per la tutela del Diritto d’Autore sui mezzi di comunicazione elettronica, e che è passato a consultazione pubblica il 6 luglio scorso. Il testo ha subito alcune modifiche, tra cui la proroga dei tempi del procedimento amministrativo e la possibilità di appellarsi in via alternativa all’Autorità Giudiziaria. Le dieci domande poste dalla Siae colpiscono alcuni punti centrali della discussione sollevata dal popolo del web nei giorni scorsi. Temi come la remunerazione su Internet delle opere tutelate da copyright, la lotta contro il “furto” della proprietà intellettuale in Rete, la definizione errata dell’equo compenso come “tassa”, la contrapposizione strumentale tra autori, artisti ed utenti vengono richiamati dalla Società allo scopo di ribadire la legittimità di un intervento posto a tutela dell’industria della cultura che in Italia subirebbe gravi colpi anche da un punto di vista occupazionale, per l’avanzamento degli operatori “over the top” come Google o Facebook. Su Internet le repliche sono state immediate. Sul blog del quotidiano La Stampa, ad esempio, sono state pubblicate le 10 risposte del tastierista e compositore Massimo Piscopo riprese dal suo profilo Facebook. Il discorso sulla proprietà intellettuale viene ampliato inquadrando il nuovo contesto e le dinamiche inaugurate da internet con le licenze Creative Commons (le licenze di diritto d’autore basate sul principio “alcuni diritti riservati”), l’open source, ed altri strumenti che renderebbero obsoleta sia la filiera distributiva, sia lo stesso concetto della remunerazione per le singole copie dei contenuti. «Oggi chiunque può autoprodursi musica, libri, film e software [..]la rete mette a disposizione degli strumenti potentissimi che permettono di trovare nuovi modelli di business. Quello che oggi è contestato da tutti è il copyright (“diritto di copia” e non “diritto d’autore”) che, peraltro, a differenza del diritto d’autore (che è inalienabile e incedibile), quasi mai è in mano all’autore dell’opera, ma in mano alle corporazioni.»
Riguardo alla necessità o meno del pagamento dei contenuti online come della connessione alla Rete sollevata dalla Siae, Piscopo ricorda alla Società l’esistenza del web 2.0 (quello creato dagli utenti) dove la stragrande maggioranza dei contenuti (blog, portali di condivisione, social network, interi portali del software libero, come sourceforge) sono già gratuiti, mentre sulla crisi occupazionale dell’ “industria” culturale ribadisce che «L’era dei contenuti digitali ha bisogno di figure come il webmaster, il procacciatore di sponsor, l’amministratore di sistema (sysadmin). Oggi il business è internet, e internet è basata sulla gratuità per l’utente e sui banner per far guadagnare i webmaster e i produttori. L’industria si evolva promuovendo un sistema gratuito per l’utente ma che riesca a far guadagnare i produttori. Sarà quello l’unico modo per far abbassare di molto (non eliminare perché sarebbe impossibile) la pirateria».
Certo è solo un punto di vista ma il dibattito è solo all’inizio ed è destinato a proseguire fino a settembre, prima dell’approvazione definitiva della delibera da parte dell’Agcom.
Manuela Avino

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