Il Provvedimento si concentra sul contrasto ai grandi siti pirata e ne prevede il blocco. Le misure proposte alla consultazione sono infatti la “rimozione selettiva o disabilitazione dell’accesso ai contenuti illeciti”, previste dal decreto legislativo 70/2003, e, dice il comunicato dell’Agcom, “saranno improntate a gradualità e proporzionalità, tenendo conto della gravità della violazione e della localizzazione del server”.
Ci si concentra insomma, come molti stanno chiedendo da tempo, e come si vede chiaramente all’articolo 10, sui pesci grossi: le “violazioni esercitate con finalità di lucro”, si assegna carattere assolutamente prioritario alla “lotta contro la pirateria massiva”, mentre si escludono dal proprio perimetro d’interventogli utenti finali, cioè chi fa il download, e il peer-to-peer.
In linea con la connotazione del diritto d’autore come diritto soggettivo disponibile, è previsto che il procedimento dinanzi all’Agcom possa essere avviato“solo su istanza del soggetto legittimato”, cioè non d’ufficio, e dopo aver rivolto, senza esito positivo, “una richiesta di rimozione al gestore della pagina Internet”.
Si è cercato, in sostanza, di impostare un’azione efficace a tutela della “creatività organizzata” (il copyright della definizione è di Mick Jagger dei Rolling Stones, da un’intervista a BBC1) ma senza ledere diritti fondamentali come la libertà di manifestazione del pensiero e dell’informazione, il diritto all’accesso alla Rete, il diritto alla privacy.
Ma lo sviluppo dei contenuti digitali non è soltanto un problema di repressione. Per questo viene data un’enfasi particolare alla necessità che si sviluppino in modo sempre più ampio e profondo i contenuti legali, il cui esempio più classico è il successo del sito svedese Spotify, da alcuni mesi anche in Italia.
Sarebbe bello però che anche in Italia nascessero nuove iniziative di questo tipo, a partire proprio dalla musica, dal cinema e dall’editoria. Anche in questa logica, l’Agcom prevede l’istituzione di un comitato incaricato, tra l’altro, “di sviluppare forme di autoregolamentazione per la diffusione di contenuti digitali legali, di monitorare l’applicazione del regolamento e di formulare all’Agcom proposte di aggiornamento in relazione ai cambiamenti tecnologici e di mercato”.
Questo è forse il punto più debole dell’impianto: una vecchia battuta americana dice che un cammello è un cavallo disegnato da un comitato. Sì, perché in genere i comitati, nel tentativo di conciliare interessi talvolta inconciliabili, producono mostruosità. Speriamo non sia questo il caso.
A questa bozza di regolamento si arriva comunque con enorme ritardo, dopo anni, anche per colpa di una “opposizione” (libertaria?) che non ha mai saputo proporre soluzioni sensate al problema della “grande pirateria”, pur disponendo di potenti alleati.
(repubblica.it)