Inizia a far vedere i suoi frutti l’indagine della polizia inglese avviata nel 2012. L’unità speciale costituita per l’indagine ha seguito un approccio “follow the money” ed ha oscurato nel corso delle indagini i siti di volta in volta accusati di favorire le violazioni al copyright. Grazie al lavoro della London Police Intellectual Property Crime Unit è stato possibile quantificare il danno arrecato da chi infrange le regole sul diritto d’autore: nel settembre 2014 era stato annunciato un calo del 12% delle inserzioni sui siti contenuti nella Iwl, un elenco che identifica i siti che violano il copyright consentendo ai proprietari di brand di evitare di inserirvi pubblicità.
Secondo le informazioni rilasciate dalla polizia di Londra la Digital Citizens Alliance ha stimato in circa 227 milioni di dollari il volume d’affari della pubblicità online illecita nel 2013. Un danno non solo economico, ma anche un rischio per i consumatori: le inserzioni di marchi famosi conferiscono a certi siti un aspetto di legittimità che porta gli utenti a sottostimare le violazioni.
L’ispettore capo della London Police Intellectual Property Crime Unit, Peter Ratcliffe, ha spiegato che “lavorando a stretto contatto con i titolari dei diritti e l’industria pubblicitaria siamo stati in grado di contrastare l’azione dei siti che violano il copyright interrompendo i loro introiti pubblicitari”. Ratcliffe ha dichiarato che queste sono solo alcune delle modalità con le quali la polizia sta lavorando insieme con il settore privato “per salvaguardare il pubblico, proteggere le industrie creative e garantire che la reputazione degli inserzionisti e dei marchi non vengano screditate dall’associazione con siti web illegali. I criminali che sono dietro di essi ricavano ingenti somme di denaro dalla pubblicità e inavvertitamente aziende e gli inserzionisti finanziano la loro attività”, ha concluso l’ispettore capo dell’unità investigativa.
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