Copia privata, tutto rimandato. Il Ministro Massimo Bray, con il Governo dimissionario, ha scelto di non firmare. Sollevando il solito polverone di pareri discordanti: chi – come Gino Paoli, presidente di SIAE – accusa Bray di essersi lavato le mani e non aver mantenuto la parola data; chi invece – noi siamo tra quelli – plaude alla serietà di un Ministro che, contrariamente alla tradizione italiana, non firma un decreto a valigia in mano. Ma mentre dalle nostre parti i contendenti tornano negli spogliatoi e prendono fiato, a Bruxelles si gioca una partita rilevante: il cosiddetto “rapporto Castex” (dal nome della deputata francese al Parlamento europeo che l’ha redatto) è stato approvato, seppure con alcuni gravi emendamenti, in commissione Giustizia e si avvia ad essere votato in seduta plenaria dal Parlamento europeo il prossimo 27 febbraio.
Non si tratta di una “legge” né di una direttiva ma semplicemente di una specie di ordine del giorno in cui il Parlamento raccomanda agli Stati membri alcune linee guida riguardanti il compenso per copia privata. Già dal titolo del provvedimento, le prime certezze: il francese “Taxes pour copies privées” non richiede grandi traduzioni. Finalmente il Re è nudo: nell’eterno dibattito se il compenso sia o meno una tassa, l’Europa dà una risposta chiara. Il rapporto Castex, per farla semplice, sancisce una validità “universale” dell’attuale modello di applicazione del compenso per copia privata (trascurando completamente i sistemi basati sulle licenze, come quelle già attuabili sui sistemi di streaming), sollecitando l’adozione di un’armonizzazione comunitaria (e questa è cosa assolutamente necessaria) e soprattutto introducendo il concetto che il compenso per copia privata possa riguardare anche il “cloud”. Francoise Castex spiega: “Il sistema di licenza proposto dal rapporto Vitorino fa il gioco delle major internazionali a spese degli artisti europei”. Questa frase accende di certo una lampadina nella testa di chi ascolta: i veri nemici degli autori, in realtà, sarebbero proprio le major discografiche, un mercato super-concentrato ridotto oramai a tre gruppi; dato che gli autori non riescono a farsi riconoscere il giusto compenso da queste, invece di ricorrere all’antitrust, fanno prima a cercare altri denari sui supporti e sull’hardware e quindi – è evidente – nelle tasche dei consumatori. Che il nemico sia la casa discografica lo conferma di fatto anche Gino Paoli, intervenuto alla trasmissione Mix24 condotta da Giovanni Minoli: “Io che sono noto me la cavo – dice Paoli -; l’autore non noto non tratta, subisce e basta”, riferendosi alla contrattazione con le major discografiche. In pratica, il compenso per copia privata, secondo Paoli, è uno “stipendio” per gli autori (il secondo?). Torniamo al rapporto Castex, l’eurodeputata si dichiara dispiaciuta che la destra maggioritaria in commissione abbia respinto i riferimenti alle contropartite da lei proposte per i consumatori (che di conseguenza non saranno affatto tenuti esenti come SIAE dichiara): la legalizzazione del peer-to-peer non commerciale e l’abolizione dei sistemi di protezione anti-copia, fattori che quindi non andranno in votazione. “Questa sarebbe stata una giusta compensazione per i consumatori – dice Castex”. Ma la SIAE, che festeggia sul proprio sito l’approvazione monca del rapporto Castex, guarda caso, si è dimenticata di sottolineare questo particolare. (DDAY.it)