Il presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli ha replicato con sarcasmo alla conferenza stampa del sottosegretario Gabrielli sul caso Copasir. La vicenda continua a generare polemiche a quasi una settimana dalla pubblicazione della lista dei presunti influencer filorussi da parte del Corriere della Sera. Il sottosegretario aveva affermato, scegliendo di pubblicare il bollettino relativo alla minaccia ibrida, che il governo non ha alcuna ragione di investire sulle opinioni delle persone. Né che ci siano effettivamente possibilità che i servizi si dedichino a monitorare l’attività dei giornalisti.
In tal senso, rassicurazioni del genere erano arrivate già dalla Federazione nazionale della Stampa. O meglio, dall’incontro che i giornalisti Fnsi hanno chiesto e ottenuto con i rappresentanti del Copasir. Nessuna attività di sorveglianza a carico di cronisti. Tutto un fraintendimento. Non esiste alcuna lista di filorussi. La Fnsi ha ribadito “che sarebbe inaccettabile e pericoloso compilare liste di giornalisti considerati filoputiniani sulla base di opinioni liberamente espresse. Per questo bisognerà continuare a tenere alta la guardia per evitare abusi e forzature”. Anche perché secondo i giornalisti italiani “La libertà di manifestazione del pensiero è garantita dall’articolo 21 della Costituzione e classificare un giornalista o chiunque altro per le opinioni che esprime significherebbe creare delle inaccettabili liste di proscrizione che aprirebbero scenari inquietanti”.
Ieri dopo la conferenza stampa di Gabrielli sul caso Copasir è arrivata la sferzante replica da parte del presidente del Consiglio nazionale dei giornalisti Carlo Bartoli. Che in una nota ha affermato: “Apprendiamo che il bollettino sulla disinformazione non è frutto di attività di dossieraggio su giornalisti. Certo, non ci conforta come cittadini sapere che risorse, persone e e dotazioni dello Stato, che dovrebbero contrastare la disinformazione, sono impiegate per compulsare le rassegne stampa, un’attività da pensionati sulle panchine dei giardinetti”.
Parole durissime che lasciano intravedere a quale livello di scontro si sia arrivati nonostante gli sforzi di calmare le acque.
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