Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è stato reso noto il decreto-tampone sulla controversa questione dei contributi per l’utilizzo delle frequenze del digitale terrestre. Confermate le indiscrezioni: gli operatori di rete dovranno pagare per il 2014 un acconto pari al 40% dei contributi corrisposti nel 2013. La corresponsione dovrà essere effettuata entro il 31 gennaio. Una soluzione transitoria, che consente al Governo di prendersi il tempo necessario per ridisegnare il quadro normativo.
Sotto la lente dell’Esecutivo c’è la recente delibera dell’Agcom, che sposta l’onere contributivo dagli editori agli operatori di rete. Una modifica che ha generato parecchie polemiche, dal momento che Rai e Mediaset, i quali prima pagavano un importo corrispondente all’1% del fatturato, dovrebbero risparmiare rispettivamente 23 e 17 milioni col nuovo metodo. La delibera Agcom non è compatibile, poi, con la legge Monti, risalente al 2012, la quale stabilisce l’invarianza di gettito per le casse dello Stato con il nuovo regime. Ma un primo intervento del Governo è stato respinto a dicembre dalla Commissione Bilancio del Senato, che ha dichiarato l’inammissibilità dell’emendamento presentato nella legge di stabilità per sospendere l’applicazione del regolamento Agcom. Un rifiuto motivato dal timore di aprire una lunga serie di contenziosi amministrativi con gli operatori. Ora il Governo deve decidere se operare una revisione del sistema di contribuzione, dando ragione all’Agcom, o confermare il regime basato sul fatturato delle aziende. Di sicuro il metodo predisposto dall’Autorità trova pochi sponsor. Le tv locali hanno più volte espresso la preoccupazione di un aumento della tassazione nei loro confronti come misura di compensazione per la diminuzione del gettito. L’Unione Europea, sempre molto attenta al pluralismo nel settore audiovisivo, minaccia nuove procedure di infrazione a carico del nostro paese.
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