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Contributi editoria. Siglato il patto a Palazzo Chigi tra rappresentanti degli editori e il Dipartimento. I dettagli dell’intesa

Il sistema editoriale italiano sta vivendo una crisi profonda e strutturale, a causa di una persistente congiuntura economica negativa e della rapida ed incessante trasformazione del mercato dei media indotta dall’innovazione tecnologica. Uno scenario che appare connotato da incertezza e complessità, in cui la disintermediazione consentita dai processi di digitalizzazione tende a favorire nuovi modelli di business accanto alle conosciute forme di editoria tradizionale. In questa nuova dimensione del mercato, nascono problemi ma si prospettano anche nuove opportunità di crescita del sistema, legate all’innovazione ed alle diverse forme di fruizione dei contenuti informativi. Tale contesto impone, pertanto, al Governo ed a tutti gli attori del mercato un cambio di prospettiva che, superando una logica meramente conservativa, aiuti il rilancio e la modernizzazione del sistema editoriale nel suo complesso, ovvero dei finanziatori e produttori di contenuti, coinvolgendo gli altri soggetti della filiera: distribuzione e vendita. Per non mettere a rischio il valore del pluralismo dell’informazione ed al fine di sostenere i processi di razionalizzazione ed adeguamento tecnologico, che stanno investendo ed ancor più investiranno nell’immediato futuro le imprese editoriali e la catena di distribuzione/vendita, non sono dunque più sufficienti gli ordinari strumenti di sostegno contemplati dalle leggi vigenti. E’ invece necessario prevederne di nuovi per  accompagnare la fase di trasformazione delle aziende editoriali, in relazione alla nuova configurazione che sta assumendo il mercato di riferimento ed ai processi di innovazione in atto.Sotto questo profilo emergono ancora opportunità, come testimonia la crescente domanda di informazione, anche fra gli utenti del Web, che tutte le indagini registrano. Questo è un evidente segnale che il pluralismo dell’informazione è un valore da tutelare, in quanto  “bene pubblico”, patrimonio di tutti coloro che sono interessati al buon funzionamento della democrazia, della vita civile e della crescita di una società. Del resto, la promozione del pluralismo nell’informazione è un obiettivo comune sancito dall’art. 11, paragrafo 2, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea ed il mantenimento di adeguati livelli di pluralismo della stampa costituisce uno specifico obiettivo di politica culturale (v. considerando 40 della direttiva 2006/123/CE). Ciò ha consentito che tutti i principali paesi europei, sotto diverse forme, dedichino attenzione e risorse a promuovere il pluralismo, nella diffusa consapevolezza che esso rappresenta un “bene comune” – distintivo anche della identità europea – la cui cura non può essere ricondotta alla sola competizione di mercato. E’ opportuno ricordare, al riguardo,  che diversi paesi europei sostengono con risorse pubbliche il pluralismo. Basti pensare che, tra i diversi paesi, la Francia ha previsto di impegnare, nel solo 2013, risorse pubbliche per un valore complessivo di 516 milioni di euro (al netto degli effetti dell’IVA agevolata e delle agevolazioni tariffarie postali), cifra di gran lunga superiore a quella che attualmente è stanziata per i prossimi tre anni nel bilancio statale italiano.

Muovendo da queste riflessioni sul grave stato di crisi in cui versa il settore e dall’esigenza di intervenire in tempi rapidi, il Governo ha svolto un’opera di sensibilizzazione in ambito Parlamentare, in occasione dell’audizione dello scorso giugno, ed ha prontamente costituito dei tavoli tecnici “settoriali” che stanno confluendo in un tavolo unico di confronto sui temi dell’editoria, che va ad affiancarsi alla Commissione per l’equo compenso nel lavoro giornalistico  già pienamente operante. La serrata discussione che si è svolta in quelle sedi ha fatto emergere alcune iniziative concrete che potrebbero dare subito respiro al settore favorendone anche l’adeguamento tecnologico ed organizzativo. Nel frattempo il Parlamento, prendendo atto della straordinarietà della crisi che investe il sistema editoriale, vi ha dedicato una particolare attenzione prefigurando, in apposita risoluzione approvata dalla I^ Commissione Permanente Affari costituzionali del Senato nella seduta del 1° agosto 2013 (atto n. 88), la necessità di una serie di interventi per permettere un immediato rilancio del settore editoriale ed assicurare un idoneo sostegno ai livelli di occupazione nelle imprese editoriali. Alla luce di queste considerazioni condivise da tutti i sottoscrittori della presente Intesa, essi stabiliscono e convengono che le misure più idonee a sostenere e rilanciare il settore dell’editoria, nel breve periodo (e senza tralasciare ovviamente le ipotesi di riforma generale di sistema), debbano necessariamente essere incentrate su più assi di intervento e possano essere  individuate con la presente Intesa.

In particolare tali interventi saranno volti :

a) a sostenere i processi di innovazione tecnologica e di ristrutturazione aziendale  attraverso il rifinanziamento di misure come il credito agevolato alle imprese;

b) a favorire la nascita di nuove imprese editoriali ispirate a modelli innovativi attraverso l’applicazione degli strumenti già previsti in altri settori per le start-up;

c) a favorire l’ingresso di nuovi e qualificati professionisti con l’abilità nell’area dei new media in continua evoluzione, contestualmente al rifinanziamento al sostegno all’uscita e degli altri strumenti di protezione sociale, anche utilizzando gli istituti contenuti nella legge 5 agosto 1981 n. 416;

d) a promuovere, anche con misure di incentivazione fiscale, il pieno sviluppo delle potenzialità delle piattaforme digitali e l’offerta dei contenuti multimediali e digitali, compatibilmente con le normative europee ed i vincoli di finanza pubblica;

e) a favorire, nel settore dell’informazione on-line, l’offerta di contenuti legali per garantire un’effettiva tutela del diritto d’autore ai produttori di contenuti originali, valorizzandone così il ruolo;

f) a favorire la sottoscrizione di accordi tra le organizzazioni di rappresentanza degli editori e le società che svolgono attività di aggregazione di notizie, per individuare forme di remunerazione per l’utilizzo in rete dei contenuti editoriali, così da garantire un’effettiva tutela del diritto d’autore e lo sviluppo dell’offerta on line di contenuti legali;

g) a promuovere la modernizzazione della rete di distribuzione e dei punti di vendita con misure di incentivazione fiscale  e con idonei interventi di carattere amministrativo o normativo;

h) a promuovere il confronto con le autonomie locali e regionali, in sede di conferenza Stato-Regioni, al fine di definire criteri uniformi di applicazione delle misure relative alla distribuzione e vendita dei giornali, introdotte dal decreto-legge 24 gennaio 2012, n.1, convertito con modificazioni dalla legge 24 marzo 2012, n. 27;

i) a garantire  un livello adeguato e stabile di finanziamento del fondo gestito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per la contribuzione diretta all’Editoria  per il prossimo triennio;

l) ad evitare che il fondo gestito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per la contribuzione diretta all’Editoria sia gravato da oneri finanziari relativi a regolazioni debitorie pregresse;

m) a favorire  per il prossimo triennio  prosecuzione dell’attuale regime tariffario concordato con Poste Italiane nella misura stabilita dal vigente decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, anche contemplando ulteriori alleggerimenti delle tariffe per le imprese editoriali minori e no profit.

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