CONTRIBUTI EDITORIA: LA RIFORMA PRESTO AL CONSIGLIO DEI MINISTRI

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Un decreto legge ed una legge delega per ridisegnare le forme di sostegno all’editoria. E’ quanto è stato esaminato ieri dal Governo e sarà presto messo all’attenzione del Consiglio dei Ministri. Lo scopo dell’iniziativa, promossa dal Sottosegretario all’editoria, Paolo Peluffo, è di rendere concrete le disposizioni approvate con la cosiddetta manovra Salva Italia. Gli editori italiani non avranno certo dimenticato quel decreto-legge del 6 dicembre 2011, n. 201 (convertito con la legge 214 del 22/12/2011) che fu il primo atto varato dal Governo Monti e che – in un batter di ciglia – ha eliminato il sistema di contribuzione diretta all’editoria a partire dal 31 dicembre 2014 (gestione 2013). L’articolo 29 della manovra dispone anche una modifica al DPR n. 223 che aveva già riformato il sistema di assegnazione dei contributi all’editoria. L’esigenza è quella di ottenere «una più rigorosa selezione dell’accesso alle risorse», nonché maggiori «risparmi nella spesa pubblica». Insomma, si rende più difficile l’accesso ai contributi e, contemporaneamente, si eliminano gli stessi. Così, sempre secondo la manovra, tutte le risorse risparmiate, verranno destinate alla «ristrutturazione delle aziende, all’innovazione tecnologica, a contenere l’aumento del costo delle materie prime ed all’informatizzazione della rete distributiva». Peccato che le imprese da rinnovare saranno ben poche. La maggior parte, infatti, ha già sospeso le pubblicazioni, mandando a casa numerosi giornalisti e lasciando i lettori orfani di un prezioso strumento di democrazia ed informazione.

Peluffo sta cercando di fare il possibile con le “misere” risorse a disposizione. Il provvedimento delega da presentare al Consiglio dei Ministri – che pubblichiamo in allegato – affida ad appositi decreti legislativi il riordino della normativa vigente, prevedendo forme omogenee di contributo correlate al rimborso di costi effettivamente sostenuti, nonché specifiche forme di sostegno per la lettura, l’innovazione, la nascita di nuove imprese, la multimedialità. Al Governo il compito di «definire le categorie di soggetti destinatarie dei contributi, con particolare riguardo ai quotidiani e periodici di consolidata tradizione e valore politico-culturale, alle testate espressione di comunità locali». Per le nuove imprese editoriali sono previsti «incentivi allo start up», incentivi anche per l’innovazione tecnologica e la multimedialità.
Il decreto legge vorrebbe, invece, disciplinare in via transitoria i contributi relativi alle imprese editrici di quotidiani e periodici sino a tutto il 2013, per ottenere «effetti di risparmio prima del 2014. Le principali modifiche sono dirette a commisurare l’entità del contributo al parametro del numero di copie vendute, con esclusione delle vendite in blocco e dello strillonaggio, sostituendo l’attuale criterio delle copie distribuite: almeno il 25% delle copie distribuite per i quotidiani nazionali, il 35% per quelli locali. Si prevede poi, per la prima volta, al fine di incentivare l’occupazione giornalistica e poligrafica presso le case editrici, un minimo di cinque dipendenti, per i quotidiani, con prevalenza di giornalisti.
Le agenzie di informazione radiofonica possono accedere ad un contributo pari al 30% dei costi sostenuti per il personale per la diffusione, risultanti dal bilancio certificato da una società di revisione, per un massimo di ottocentomila euro.
Una norma specifica riguarda le testate online, con rimborso sino al 70% dei costi.
Vengono poi dettati criteri per l’ottimizzazione della spesa relativa all’acquisto di inserzioni radiofoniche, televisive e sulla stampa da parte delle pubbliche amministrazioni.
Per favorire la modernizzazione del sistema di distribuzione e vendita della stampa quotidiana e periodica, dal 1 gennaio 2013, diventa obbligatoria la tracciabilità delle vendite e delle rese di quotidiani e periodici. Per sostenere l’adeguamento tecnologico degli operatori è attribuito un credito di imposta per il 2012 non superiore ai 10 milioni di euro.
Il testo del decreto legge interviene anche su un settore estraneo alla materia del sostegno alle imprese editrici di quotidiani e periodici, quello delle convenzioni con le agenzie di stampa, dettando alcuni criteri: l’importo delle convenzioni non può eccedere il 60% del fatturato complessivo dell’agenzia e, in ogni caso, nessuna agenzia di stampa può essere destinataria di contratti per un importo annuale superiore al 35% dell’apposito stanziamento di bilancio della Presidenza del Consiglio.

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