“Sono necessari interventi urgenti per affrontare concretamente il problema del ripristino delle risorse per l’editoria del 2014 e per consentire l’avvio di quel percorso di riforma complessiva del settore che il Governo intende promuovere a partire dalle prossime settimane”. Per questo Alleanza delle cooperative, Mediacoop, File e Fisc e altre realtà associative promuovono una campagna di informazione e comunicazione che ha come slogan “meno giornali, meno liberi”. Così continuano le iniziative dopo l’incontro con il dipartimento per l’informazione e l’editoria della presidenza del consiglio e i rappresentanti di Alleanza cooperative, Mediacoop, Fnsi, Fisc, File, Anso, Articolo 21, Slc-Cgil, Uspi: un incontro che ha iniziato un confronto di merito sulla drammatica situazione in essere. “Sono importanti gli emendamenti che un gruppo di parlamentari hanno presentato al decreto milleproroghe, in sede di conversione legislativa – riferisce un comunicato – si tratta di proposte che possono favorire la soluzione di una situazione che, se non risolta, potrebbe portare alla chiusura di molte testate cooperative e no profit: fatto di straordinaria gravità per un Paese democratico che afferma Costituzionalmente il valore fondamentale della libertà e del pluralismo dell’informazione”. “Tutto ciò senza contare le conseguenze sociali ed economiche che queste chiusure determinerebbero che si possono quantificare in circa 3.000 posti di lavoro in meno tra giornalisti e poligrafici, oltre alle conseguenze sull’indotto, costi per il ricorso agli ammortizzatori sociali, minore entrate fiscali, minore entrate Inpgi per importi largamente superiori al valore delle somme necessarie per adeguare il fondo editoria – aggiunge la nota – che ammontano a circa 78 milioni di euro per il 2015. Infatti, dai primi calcoli compiuti da alcune delle associazioni del settore cooperativo e no profit basandosi risulta che, pur prendendo a riferimento soltanto i minimi contrattuali dei lavoratori che sarebbero coinvolti, e non il loro costo medio nazionale, i costi per lo Stato in caso di chiusura delle testate risulterebbero per la finanza pubblica pari a circa 85 milioni di euro”. “Il costo – conclude – sarebbe cioè ben superiore a quanto lo Stato si troverebbe a non erogare, causando il potenziale grave venir meno di decine di testate nel Paese. Procedono, intanto, e crescono le azioni di sensibilizzazione e informazione verso l’opinione pubblica e sui social network da parte delle Associazioni di categoria e delle testate cooperative e no profit anche nell’intento di sottolineare e far conoscere il valore delle testate, il loro ruolo sociale e culturale, l’importanza del pluralismo dell’informazione in ogni Paese Europeo e l’importanza quindi che un’informazione libera e plurale può avere per la libertà di ogni persona, aldilà delle opinioni ed appartenenze politiche”.