Finalmente un po’ di chiarezza. I contributi all’editoria erano diventati una specie di mistero buffo. L’intervento del sottosegretario Peluffo alla Commissione Cultura della Camera è stato, finalmente, preciso. Le premesse tutti le conoscevano. La scarsità dei fondi e la necessità di porre un sistema di regole più rigide in grado di evitare qualsiasi tipo di spreco, per poi guardare al futuro In relazione ai fondi il Sottosegretario ha chiarito che allo stato lo stanziamento è pari a 120 mni di euro, secondo stime attendibili circa il 25 per cento in meno del fabbisogno. Ma molto di più della copertissima coperta lasciata da Tremonti. Per quanto riguarda le regole il sottosegretario ha dato le linee guida delle modifiche necessarie a traghettare il sistema fuori dalla crisi, ma, evidenziando un inusuale attenzione alla centralità del Parlamento, ha chiarito che le regole verranno fissate con una norma primaria e non con un Regolamento, come previsto dall’attuale normativa. Probabilmente il Governo interverrà con la decretazione d’urgenza, e in questo caso ci sono i presupposti. Ma alle Camere verrà richiesto di convertire il provvedimento, riappropriandosi della centralità della funzione legislativa. Per il sistema futuro il Sottosegretario ha ipotizzato, coerentemente con il percorso istituzionale disegnato, il ricorso ad una delega da parte del Parlamento all’esecutivo a disegnare in maniera organica la disciplina del settore ed il relativo sistema di sostegno. Per la prima volta da anni un discorso fatto nel solco di quanto previsto da un documento di cui troppo spesso ci si dimentica: la Costituzione della Repubblica italiana.
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