Neanche la Sardegna è esente dalla crisi del mercato editoriale.
Nel 2010 chiude Il Giornale di Sardegna nel 2010 dopo 6 anni di attività, un anno dopo nel 2011 dopo appena 6 mesi chiude Il Sardegna 24.
Testate giovani che sono costrette alla chiusura, i consigliere regionali Barracciu, Ben Amara, Uras, Salis, Bruno, Soru, Cocco, Agus, Corda, Espa, Meloni v., Porcu, Solinas a., intervengono con una proposta di legge del 4 Aprile 2012 su Misure di sostegno e promozione dell’informazione locale e disciplina della comunicazione istituzionale.
Ecco di seguito la relazione del proponente:
“L’evoluzione normativa, istituzionale e tecnologica impone di adeguare le disposizioni che nella nostra regione regolamentano l’informazione locale e la comunicazione istituzionale finora disciplinate dalla legge regionale n. 22 del 1998. Nonostante la legge del ’98 abbia prodotto risultati degni di nota, gran parte delle disposizioni da essa previste nei capi II, III e IV risultano superate e in parte inattuate.
Le modifiche intervenute negli ultimi decenni anche per effetto delle innovazioni tecnologiche in particolare nel campo della comunicazione hanno reso dunque indispensabile predisporre un nuovo testo che recepisca le normative maturate negli ambiti nazionale e sovranazionale per effetto del diffondersi della società dell’informazione quale elemento modificante e ristrutturante la società civile e l’opinione pubblica.
La riforma del Titolo V della Costituzione in direzione federalista include all’art.117, tra le materie a legislazione concorrente, l’ordinamento della comunicazione , ammettendo l’attività normativa regionale all’interno del più ampio quadro nazionale.
Inoltre nel 2000 la legge statale ha stabilito che la comunicazione degli uffici pubblici debba essere svolta da figure professionali specifiche.
L’evoluzione delle tecnologie legate alla comunicazione, la diffusione dei social network e delle nuove piattaforme, lo spegnimento di tutti i trasmettitori analogici e il passaggio al digitale terrestre consentono di aprire un nuovo capitolo nell’attività di informazione e comunicazione, oggi più che mai capace di garantire le esigenze del pluralismo e della partecipazione democratica anche in quanto elemento che valorizza il rapporto tra cittadini e istituzioni.
Il settore della carta stampata attraversa in maniera innegabile un momento di crisi.
Sostenere il processo verso la digitalizzazione dei formati, sia per ragioni di sostenibilità ambientale sia per gli alti costi legati al processo di stampa e di distribuzione, pare la scelta più opportuna e perseguibile considerate anche l’ampissima diffusione degli apparati ormai di uso familiare e i grandi investimenti per assicurare in tutta la Sardegna l’interconnessione su banda larga.
Nell’attesa della realizzazione integrale della banda larga, è tuttavia ancora imprescindibile garantire il supporto alle testate cartacee ed alle imprese radiotelevisive ed è fondamentale puntare sulla qualità dell’informazione legandola alla qualità del lavoro, al rispetto delle regole contrattuali e delle norme di legge. In tal senso la presente legge tutela il lavoro giornalistico e ne vede l’evoluzione sui nuovi media, valutando con particolare favore il diffondersi di testate giornalistiche anche on line; premia la capacità di innovazione di un’impresa editoriale, la buona occupazione e le start up di imprese giornalistiche che producono anche contenuti digitali, come già avviene in realtà a noi vicine quali la Francia e la Catalogna.
In particolare, la Regione interviene a sostegno delle spese di gestione e di investimento per l’acquisizione e l’innovazione di strutture, attrezzature e mezzi di produzione ed individua meccanismi premiali a sostegno delle politiche attive del lavoro, della qualità e del pluralismo dell’informazione sia cartacea che su radio, tv e web.
Le misure di sostegno a favore della carta stampata prevedono contributi per la ristrutturazione aziendale e l’ammodernamento tecnologico, per l’acquisto della carta, per limitare i costi di stampa e di distribuzione e per gli abbonamenti alle agenzie di informazione.
Alberto De Bellis