Il segretario dell’Unione della Stampa Periodica Italiana (Uspi), Francesco Vetere incontra l’Ordine dei giornalisti. Tanti i punti all’ordine del giorno, in prima battuta c’è la questione inerente la piattaforma contrattuale Uspi-Cisal che, con l’accordo siglato su questa base dall’editore con i giornalisti di FanPage, ha ribadito la sua attualità e la sua competitività. Vetere ha fatto il punto della situazione davanti alla commissione speciale dedicata alla riforma in seno al consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti.
L’obiettivo è quello di uscire da un’impostazione che non è più attuale e che non sembra più partire dall’elemento di realtà. Che registra un dato ormai ineludibile: i “grandi” sono sempre di meno nell’ambito editoriale. E non si può continuare a ignorare che la stragrande maggioranza degli operatori dell’informazione è rappresentato da imprese di dimensioni medio-piccole.
Vetere, come riporta l’Uspi sul suo sito ufficiale dedicato al notiziario sull’editoria, ha ribadito ai giornalisti i punti di forza ripercorrendo anche la genesi del contratto Uspi-Cisal.
“Sin dall’inizio gli strumenti a disposizione degli editori erano stati pensati per i grandi. L’organizzazione e i costi non si adattavano al settore della piccola e media editoria. Ma bisogna fare una distinzione in questa categoria: c’è l’editoria locale e l’editoria verticale, di nicchia”. Vetere ha aggiunto: “Due settori che non avevano nessuna possibilità di creare lavoro giornalistico con un contratto, perché l’unico che c’era non era utilizzabile dalle piccole realtà. Il contratto unico di principio è anche giusto, ma non tutte le aziende sono uguali, non tutte hanno le stesse potenzialità”.
Da qui è nata l’idea di un contratto collettivo nazionale di lavoro che potesse adattarsi meglio alle esigenze di tutti. E Vetere ha ribadito. “Nel 2010 l’accordo Uspi -Fnsi è stato un inizio. Abbiamo iniziato a vedere la possibilità di una costruzione di un contratto alternativo. Con il tempo questa sensibilità è cresciuta, nel 2016 è stato rinnovato l’accordo specificando che erano compresi anche gli online. Nel 2018 abbiamo firmato il primo contratto, con un ambito di applicazione che non doveva toccare le testate Fieg”. I numeri stanno a indicare un lusinghiero successo di quest’iniziativa: “Il contratto ha avuto subito un certo successo: 660 nuovi contratti in un anno, 90 le aziende interessate”.
Poi è arrivata la disdetta da parte della Federazione nazionale della Stampa Italiana. Tutto da rifare. O meglio, per Vetere “l’Uspi doveva continuare ad assicurare un contratto adatto alla categoria, da qui la stipula, con Cisal, del contratto per la stampa periodica locale e on line e nazionale no profit e la comunicazione”. Intanto, alcune figure erano diventate professionali e fondamentali per il lavoro quotidiano dei giornali. “Abbiamo individuato nuove figure online giornalistiche perché il mondo online è cresciuto sensibilmente. C’è stata, e c’è ancora, una grande trasmigrazione dal cartaceo all’online. Questa trasformazione ha investito il settore dell’informazione e quindi l’attenzione sul mondo online deve essere maggiore”.
Proprio sull’evoluzione della professione giornalistica, su cui i giornalisti e l’Ordine continuano a interrogarsi in vista della riforma, l’Uspi ha espresso la sua opinione. Che è legata alla realtà dei fatti: non è possibile una risposta che sia univoca ma occorre attingere a più “fonti” per tentare una definizione complessiva. Vetere, dopo aver ricordato che è “stata la giurisprudenza a dire cos’è la professione giornalisti” ha affermato. “Adesso l’Ordine ha la responsabilità di formare i giornalisti per i nuovi mezzi. Su questo bisogna concentrarsi, formazione e nuovi mezzi. Le strutture normative che hanno regolamentato il settore per quasi 60 anni sono superate dallo sviluppo tecnologico. L’impianto normativo è vecchio”.
In conclusione, per il segretario generale Uspi. “Ognuno deve svolgere il proprio compito di sensibilizzazione per la propria categoria (giornalismo, editoria), all’interno di un perimetro di norme. Il sistema normativo è utile per non far sparpagliare i soggetti del settore, in balia degli Over The Top”. Ecco, proprio questa è la trincea: la battaglia dei giornali è per la sopravvivenza in un mondo (digitale) che è ancora troppo sbilanciato a favore dei pochissimi attori, giganteschi, che ne monopolizzano il mercato.
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