La Toscana resta ad alto rischio per i giornalisti. Due episodi, in pochissimi tempo, riportano i riflettori sulla situazione che da fin troppo tempo si sta registrando nell’intera area regionale. Sono solo gli ultimi, in ordine cronologico, che portano l’attenzione su fenomeni di violenza, minacce e intimidazione ai danni dei cronisti “colpevoli” di fare il loro lavoro. Solo qualche mese fa, a Firenze, un giornalista del Corriere Fiorentino era stato letteralmente inseguito e poi insultato da alcuni manifestanti che, tra le altre accuse, gli hanno rivolto quella di “pennivendolo“.
Poco meno di un anno fa, inquietanti minacce erano giunte alla redazione di GoNews: “Appendete al muro quei giornalisti infami”. Un fatto che aveva indotto le associazioni di categoria a chiedere l’intervento diretto del prefetto di Firenze Laura Lega.
Questa volta, nel mirino dei malintenzionati, ci sono i giornalisti del Tirreno. Come già era accaduto nei mesi scorsi.
Il primo degli ultimi due inquietanti episodi verificatisi in Toscana riguarda un giornalista livornese, impegnato nella cronaca, che ha ricevuto – durante la notte – una telefonata da parte di qualcuno che lo invitava a scendere per “parlare” dei termini da lui utilizzati nello scrivere gli articoli. Il secondo, differente ma di sicuro non meno grave, riguarda l’aggressione patita da altri due giornalisti del Tirreno che sono stati presi a sassate durante un servizio realizzato in un centro di accoglienza per stranieri richiedenti asilo.
Si è alzata la voce dell’Assostampa Toscana che in una nota firmata dal presidente Sandro Bennucci ha espresso “piena solidarietà e vicinanza ai colleghi, al Cdr e al direttore Stefano Tamburini per altri due episodi di minacce e aggressioni nei confronti dei giornalisti del quotidiano livornese. Episodi sui quali gli investigatori sono già al lavoro”. E dunque: “Pur distinguendo fra le aggressioni, pur ammettendo le esasperazioni di quelle persone di fatto abbandonate in un posto dove non li vede nessuno, è necessario tenere alta l’attenzione nei confronti di chi fa il nostro mestiere. I giornalisti, anche in queste due situazioni, hanno saputo tenere i nervi saldi. Ora sono attese le conclusioni di chi deve fare le indagini”.