Domani l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni dovrà pronunciarsi sulle tariffe di terminazione fisso-mobile, ossia dovrà decidere il prezzo che gli operatori della telefonia fissa devono pagare a quelli del mobile per le chiamate effettuate dal cliente di un gestore e ‘terminate’ verso i telefonini di altri gestori. Al momento le tariffe in questione prevedono che gli operatori fissi paghino 5,3 centesimi al minuto per le chiamate sulle reti di Tim, Vodafone e Wind, mentre ‘3’ ne incassa 6,3. Queste tariffe nel 2015 dovrebbero arrivare a 0,98 centesimi, mantenendo comunque una asimmetria a favore di ‘3’ fino alla fine del 2013. Ma l’Ue, in una Raccomandazione del maggio 2009, chiede un’accelerazione: ridurre le tariffe ad un livello di costo efficiente, identificato con 1 centesimo di euro al minuto, entro il 2012.
La cosiddetta “guerra delle tariffe” vede da una parte gli operatori mobili (Tim, Vodafone, Wind e 3) – che per ogni centesimo di riduzione subiscono un mancato incasso pari a 400 milioni – e dall’altra le associazioni dei consumatori, come Altroconsumo che ha consegnato all’Agcom una petizione firmata da 20.000 persone chiedendo una riduzione delle tariffe di terminazione in linea con le richieste dell’Ue. Secondo l’associazione dei consumatori, «gli attuali valori della terminazione mobile in Italia sono del 50% superiori a quelli della media europea. L’auspicio è che «la riduzione delle tariffe si traduca in un beneficio per i consumatori».
Intanto, Ossama Bessada, ad di Wind, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, fa sapere che se l’Authority dovesse accelerare il taglio delle tariffe di terminazione, gli operatori saranno costretti a rivedere gli investimenti per lo sviluppo della Rete mobile ultraveloce. E anche questo, dunque, si tradurrebbe in un danno per i consumatori. «La riduzione delle tariffe di terminazione è giusta – afferma Bessada – ma deve essere graduale e tenere conto degli investimenti che abbiamo appena effettuato per comprare le frequenze Lte. Indicendo un’asta che ha fruttato più di 4 miliardi, in un momento come questo, l’Italia ha fatto la scelta di sviluppare l’Agenda digitale puntando sulla tecnologia mobile. L’Agcom ne deve tenere conto».
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