L’Assemblea della Camera è stata occupata in questi giorni dall’esame del discusso disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche (C. 1415-C). Il dibattito proseguirà nella seduta di mercoledì 12 ottobre.
GENTILONI: RIDICOLO IL BLACK OUT ASSOLUTO SULLE NOTIZIE NELL’ERA DI WIKILEAKS
Durante la discussione di ieri l’Onorevole Gentiloni, Ministro delle Comunicazioni con il governo Prodi, ha dichiarato che il ddl in esame determinerà un black out assoluto sulle notizie e sulle informazioni pubblicabili da parte dei mezzi di comunicazione. «Al momento attuale, si tratta di un black out senza termine perché anche i termini che vengono vagheggiati possono essere facilmente prorogati. Quindi, non si possono pubblicare, neanche per estratto o parzialmente, tutte le intercettazioni anche quando sono state rese pubbliche perché contenute negli atti messi a disposizione dalle parti. Siamo di fronte al paradosso di documenti che vengono resi pubblici, ma che non sono pubblicabili. Reggerà questo paradosso al vaglio degli organi costituzionali e degli organismi di controllo europei? Io non credo e, comunque, so che non regge al vaglio del buonsenso e del ridicolo l’idea che, nell’era di Wikileaks, in cui tutto finisce per essere messo in rete e pubblicato, anche i cablogrammi apparentemente segretissimi della diplomazia, si possa stabilire che non sono pubblicabili dei documenti pubblici. È un’idea che non sta in piedi e che, ripeto, sfiora il ridicolo».
«Inoltre, il peggioramento deriva non solo dalla previsione del suddetto black out, ma anche dalla riproposizione della misura carceraria nei confronti dei giornalisti, prevedendo una pena detentiva da un minimo di sei mesi ad un massimo di tre anni. I giornalisti vengono considerati rei di quale colpa, tale da fare sì che si proponga il carcere da sei mesi a tre anni? Non di avere pubblicato intercettazioni false o estorte con i metodi usati, per esempio, nel Regno Unito in questi anni, emersi a proposito dello scandalo a Londra, o intercettazioni coperte da segreto istruttorio; si propone il carcere per i giornalisti soltanto perché rei di pubblicare intercettazioni definite da un giudice irrilevanti. Vi è una sproporzione tra la misura che viene proposta e la colpa che viene attribuita. Credo che in un sistema liberale tutti dovremmo convenire sul fatto che, soprattutto nei confronti di personaggi pubblici, è sicuramente rilevante tutto ciò che fa parte di atti processuali e che viene, addirittura, allegato ad ordinanze di arresto. È rilevante per l’ordinanza di arresto, ma non è pubblicabile da un giornale e se un giornalista lo pubblica deve andare in galera? Penso che l’assoluta irragionevolezza di questa proposta dovrebbe essere evidente».
«Nel mirino, oltre a magistrati e giornalisti, era finita anche quella che, forse, sta diventando una terzo ossessione del nostro Presidente del Consiglio, ossia Internet, la rete, con una previsione normativa, il famoso comma 29, che era, sinceramente, paradossale persino nel modo in cui era scritto. Quella previsione attribuiva la responsabilità di stabilire il diritto di rettifica al ‘responsabile delle trasmissioni informatiche’. Ora qui, per fortuna, a questa assoluta follia sembra che si sia finalmente posto rimedio, a parte i rischi legati alla fiducia».
GIULIETTI: LA CORTE EUROPEA HA GIÀ DISATTIVATO LEGGI SIMILI
Anche l’Onorevole Giuseppe Giulietti è intervenuto nella discussione spiegando i motivi che lo porteranno a votare «no» al ddl e a firmare tutti gli emendamenti.
«Non è – ha spiegato Giulietti – un ‘no’ a titolo personale, ma da parte di una rete di associazioni in Europa e in Italia, che con grande serenità porterà questa vicenda davanti alla Corte europea, che ha già disattivato norme uguali, davanti alla Corte costituzionale e in tutte le capitali, perché questo è un disegno di oscuramento non di un giornalista, ma della pubblica opinione, cosa più seria. È il tentativo di nascondere la spazzatura sotto il tappeto, non di eliminare la spazzatura».
«Vi state assumendo la responsabilità – ha proseguito Giulietti rivolto ai deputati di maggioranza – in un momento gravissimo per il Paese, di essere declassati non solo dal punto di vista economico, ma ulteriormente dal punto di vista dei diritti e delle libertà. Fermate questa legge. Questa legge porterà l’Italia all’isolamento, al di là dei singoli aspetti. Per una volta privilegiate l’interesse generale rispetto all’interesse personale di una singola persona».
BORGHESI: NEPPURE LA CINA RIESCE PIÙ A CONTROLLARE LE INFORMAZIONI
L’Onorevole Borghesi, intervenendo nella discussione ha parlato di «provvedimento oscurantista che ci riporta indietro nel tempo, probabilmente perché il Presidente Berlusconi, nella sua idea di dittatore da operetta, come si sta rivelando, immagina, come nelle dittature, di poter fissare regole che impediscono la libertà di informazione, che impediscono alla gente di sapere cosa succede, soprattutto se questo riguarda le nefandezze di chi li guida, le nefandezze della politica, le nefandezze della P2, della P3 e della P4, le nefandezze della cricca della Protezione civile e avanti così». «Ma sarà inutile – ha continuato Borghesi – noi resisteremo il più possibile ad un provvedimento che toglie libertà all’informazione, che vuole impedire all’opinione pubblica di conoscere. Siccome spesso – ancora di più quando si vogliono perseguire idee di dittatura da operetta – c’è una certa stupidità del potere, la verità è che non ci riuscirete, come rivelano tutte le vicende accadute nei Paesi arabi e che accadono in tutte le dittature che ancora oggi esistono. Neppure la Cina riesce più a controllare le informazioni, che se non arrivano alla gente in un modo, arrivano comunque in un altro».
«Però resta un fatto: voi pretendereste che la gente conosca le notizie dopo anni dall’inizio di un’indagine. Questo farà sì che arriveremo al paradosso che potremo sapere dai giornali che una certa persona è stata arrestata, ad esempio per estorsione, per traffico di droga, per tangenti, ma non potremo sapere perché. I giornali non ci potranno dire perché questo è avvenuto o, quanto meno, non lo potranno fare quando l’inchiesta è basata su intercettazioni.
Questi vostri provvedimenti, in realtà, hanno un solo scopo: mettere il coperchio sulle notizie, impedire di conoscere le nefandezze, impedire di conoscere le vicende personali di Berlusconi. Per farlo, siete pronti anche ad impedire, per esempio, che si sappiano fatti come quello di Rignano Flaminio. Infatti, a conti fatti, sapremmo quello che è successo a Rignano Flaminio, dove vi sono persone accusate di reati legati alla pedofilia, soltanto tre anni dopo. Avremmo saputo solo adesso, dopo tre anni, per quale motivo tre insegnanti, il marito di una di loro e una bidella vanno alla sbarra con il sospetto terribile di avere abusato di piccoli alunni. Voi, per coprire le vostre nefandezze e le nefandezze del Presidente del Consiglio, siete pronti a coprire anche i pedofili! Questo è quello che volete ottenere e che otterrete con un disegno di legge come questo».
Antonietta Gallo