Il Nuovo Corriere versa in una situazione finanziaria molto difficile; la società editrice ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede il taglio della metà del personale a partire dal mese di aprile 2012 e la prospettiva immediata è la perdita di 8 giornalisti sui 18 attualmente impegnati nelle varie redazioni, e di 3 dei 5 poligrafici; tale situazione mette in pericolo la realizzazione di un prodotto competitivo e la stessa possibilità del giornale di andare in edicola.
Ieri è stato approvato un Ordine del giorno, all’unanimità, dal consiglio comunale di Firenze in cui viene rivolta la richiesta al Governo di «sbloccare urgentemente i contributi per l’editoria maturati e non ancora erogati» e si lancia un appello ai parlamentari fiorentini perché «portino a positiva conclusione le problematiche dell’editoria all’interno della Commissione competente». Il consiglio comunale, si legge nell’atto, «si impegna a seguire, in accordo anche con gli altri livelli istituzionali, le iniziative per salvaguardare il settore dell’informazione e contrastare l’impoverimento culturale e democratico del pluralismo dell’informazione, a partire dal presidio che si svolgerà il prossimo 30 marzo davanti alla prefettura, dove insieme alle altre istituzioni saranno chiamati a raccolta le diverse testate giornalistiche e televisioni».
Per salvare il quotidiano fiorentino erano state presentate, la settimana scorsa, due interrogazioni indirizzate al Presidente del Consiglio dei ministri. Quella firmata dai deputati della Lega chiedeva se «il Governo sia a conoscenza della situazione e se non intenda intervenire affinché i contributi all’editoria vengano liquidati celermente in modo tale da poter continuare ad assicurare la pluralità dell’informazione, tra cui quella fornita dal Nuovo Corriere Aretino.
La seconda presentata dal senatore del Pdl Paolo Amato chiedeva «quali siano le cause della mancata erogazione dei contributi per gli anni 2010 e 2011 spettanti alla società editrice ‘Editoriale 2000 srl’ (editrice de Il Nuovo Corriere) e se la Presidenza del Consiglio non ritenga opportuno garantire una tempestiva soluzione della vicenda onde evitare la chiusura delle testate e la conseguente messa in mobilità di giornalisti, poligrafici e personale amministrativo».
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