Categories: Radio/TV

CONSIGLIO DI STATO: NUMERAZIONE DEI CANALI DA RIFARE. LA PALLA TORNA ALL’AGCOM

Il Consiglio di Stato boccia la delibera Agcom sulla numerazione dei canali del digitale terrestre, annullando le assegnazioni. A distanza di un anno un anno dalle prime bocciature con le sentenze del Tar del Lazio che annullavano la delibera della precedente compagine dell’Agcom circa la numerazione dei canali sul telecomando (cosiddetto Lcn), definendo i criteri assunti come “non equi e discriminatori”, arriva l’attesissima pronunzia di merito del Consiglio di Stato (dopo che lo stesso Consiglio di Stato aveva parzialmente salvato la suddetta delibera per motivi di interesse pubblico rimandando la decisione sul merito). Decisione che ora arriva e mette fine ad una stagione del mercato televisivo caratterizzata da polemiche e mancanza di chiarezza e soprattutto allo strapotere del dupolio Rai-Mediaset. Le sentenze del Consiglo di Stato (la n. 04659 e la n. 04661) annuyllano dunque definitivamente la precedente numerazione dei canali sul telecomando e confermano le sentenze di primo grado del Tar del Lazio. Tar che aveva accolto i ricorsi di alcune emittenti locali, ma anche il ricorso di Sky. Insomma adesso è tutto da rifare.
Vediamo di seguito quali sono i principali nodi su cui si sono pronunciati i giudici della suprema Corte. Si parte dalla violazione del criterio di rispetto delle abitudini e preferenze del pubblico. L’articolo 5 del Piano di assegnazione dei numeri sul telecomando, così come stabilito dalla stessa Agcom, è stato disatteso per le tv locali. Infatti i criteri stabiliti dall’Agcom per assegnare le posizioni alle locali (10-19 e 71-99) si sono incentrati sul punteggio medio delle ultime tre graduatorie del Corecom. “Poiché le suddette graduatorie vengono compilate sulla base del fatturato – dice il Consiglio di Stato – ne consegue che, anche ove si consideri che una delle principali voci di fatturato è la raccolta pubblicitaria, il passaggio tra la raccolta di pubblicità e le preferenze degli utenti non è dimostrata”. Ma non è tutto: il Consiglio di Stato ha ulteriormente ammonito l’Agcom alle situazioni nelle regioni Puglia e Campania dove alcune graduatorie Corecom erano state sospese per brogli e falsi ideologici in giudizi penali ed amministrativi i cui esiti, comunque, non sono stati riferiti in giudizio.
Solo gli indici di ascolto, dunque, e non il fatturato, rappresentano in pieno le preferenze del pubblico. Di conseguenza il Collegio ritiene che “le abitudini e le preferenze degli utenti si prestano ad essere soppesati più correttamente con riferimento all’unico indice di carattere diretto ed endogeno cioè il livello di ascolto di ciascuna emittente ed il suo radicamento sul territorio”. In pratica si deve utilizzare simile criterio che l’Agcom aveva stabilito per l’assegnazione delle posizioni alle tv nazionali, assegnando le migliori posizioni nazionali ai leader di ascolto, quindi a Rai e Mediaset, mentre per le locali si sono utilizzate le graduatorie Corecom che andavano potenzialmente a punire le tv più forti e radicate sul territorio, come è accaduto in Campania per TeleCapri, Canale34 e Napoli Tv,favorendo piccole tv nate di recente e con scarsa diffusione sul territorio di riferimento. I giudici hanno addirittura evidenziato una violazione del diritto all’informazione che proprio le tv locali più forti riuscivano a garantire grazie alla loro forza e penetrazione.
Altra pronunzia da parte del Consiglio di Stato riguarda l’assegnazione Lcn per quanto riguarda le tv nazionali. I giudici, infatti, hanno rilevato che “l’assegnazione dei numeri ricompresi nel primo
arco dei programmi generalisti alle emittenti Music Television – Mtv e Deejay Television non risulta corrispondente né ai criteri fissati dalla normativa di rango legislativo né ai risultati della indagine di mercato effettuata su incarico dell’Agcom dalla società Demostopea su un campione di popolazione attraverso 10 mila interviste in quanto nel primo range di numerazione 1-9 devono essere comprese emittenti generaliste.
L’assegnataria del n. 20, ReteCapri, storica tv generalista che trasmette dal 1982, vede trionfare il diritto a essere ricompresa nel primo range delle tv nazionali generaliste. Ora l’Agcom deve predisporre il nuovo piano di numerazione in ottemperanza alla sentenza del Consiglio di Stato non prima di aver annullato la delibera n. 366 del 2010 sebbene valga una proroga di fatto del Piano previgente.

editoriatv

Recent Posts

I giornalisti sfiduciano il direttore di Oggi Andrea Biavardi

C’è maretta al settimanale Oggi: i giornalisti hanno sfiduciato il direttore Andrea Biavardi, subentrato a…

2 giorni ago

Contributi alle assunzioni 2023, ecco tutti i beneficiari

Facendo seguito alla nostra circolare n. 25/2024 segnaliamo che con Decreto del Capo del Dipartimento…

3 giorni ago

Askanews, i giornalisti dicono sì ai prepensionamenti

Fumata bianca ad Askanews: l’assemblea dei giornalisti dà il via libera alla proposta di prepensionamenti.…

4 giorni ago

Circolare n. 53 del 20/11/2024 – Contributi sulla trasformazione dei contratti giornalistici, pubblicato l’elenco dei beneficiari

Facendo seguito alla nostra circolare n. 25/2024 segnaliamo che con Decreto del Capo del Dipartimento…

5 giorni ago

Trump e i social network

Le cose cambiano, tutto scorre direbbe Eraclito. Sono passati meno di cinque anni dal 2020,…

6 giorni ago

Gli editori Ue contro Google: il pluralismo messo a repentaglio dallo strapotere web

Le associazioni degli editori europee sono pronte a ingaggiare battaglia contro Google. Per il caso…

6 giorni ago