La libertà d’espressione, in Italia, se la passa male. Secondo il Consiglio d’Europa: “Le pressioni finanziarie, il favoritismo e altre forme di manipolazione indiretta del media possono costituire museruole insidiose e sono usate sempre di più da politici di ogni colore”.
Tra questi, secondo l’Agi, c’è anche Luigi Di Maio che diventa il bersaglio della dura reprimenda dell’alta istituzione comunitaria: “In Italia, il vicepremier e leader del M5S ha chiesto alle imprese detenute dallo Stato di smettere di far pubblicità sui giornali e ha annunciato piani per una riduzione dei contributi pubblici indiretti ai media nella legge di bilancio 2019”.
In pratica, il taglio e l’abolizione dei contributi all’editoria s’è ritorto contro il capo del partito che più di ogni altro nel tempo se n’è fatto alfiere.