Che il Movimento Cinque Stelle abbia intenzione di tagliare i fondi ai giornali è fatto, ormai, assodato. Tutto starà solo a vedere come, quale sarà la strada da percorrere perché il governo giunga a sfrondare i contributi diretti (e quelli indiretti) alle testate, quelle poche ancora, che rispondono ai già stretti requisiti richiesti dalla normativa per potervi accedere.
Questa, parlassimo di cose alte, sarebbe la pars destruens, l’azzeramento dello status quo su cui, poi, costruire un nuovo sistema. Vito Crimi e gli altri esponenti pentastellati lo hanno detto in diverse occasioni. Dalle ceneri dell’attuale sistema, vogliono far nascere una nuova rete di comunicazione aperta all’innovazione, capace di stare sul web e sul mercato.
A quale prezzo? Già perché la rete è, contemporaneamente, uno spazio vergine e un campo di battaglia su cui hanno conquistato già una posizione favorevolissima.
E ciò lo debbono alla lungimiranza che va pur riconosciuta loro: la galassia che ieri fu grillina e oggi è 5 Stelle ha messo radici, profonde, in un mondo che hanno saputo colonizzare benissimo.
Un’inchiesta de L’Espresso ricostruisce, punto per punto, le fasi del meccanismo propagandistico del Movimento in rete. E contestualmente disegna lo schema nuovo della politica e dell’informazione ai tempi del web. Se ieri, infatti, “bastavano” i titoloni sparati dalle testate nazionali (i giornaloni, per intenderci) oggi c’è bisogno di affiancare a una corazzata decine e decine di piccoli incrociatori, capaci di solcare i mari del web e ribattere al fuoco nemico o rilanciare quello amico.
Scrive l’Espresso: “Oltre alla propaganda ufficiale, che deve rispettare comunque una certa istituzionalità, c’è un sottobosco di pagine, siti e gruppi amatoriali, spesso con centinaia di migliaia di fan, sulla carta non gestite o collegate direttamente al Movimento ma in realtà animate da figure vicine agli staff della comunicazione 5 Stelle o che nel tempo da questi staff vengono assunti. È in questo sottobosco che si aizzano gli istinti peggiori degli elettori e si alimentano gli attacchi più forti ai nemici di volta in volta indicati dai vertici, che fanno finta di non vedere salvo poi approfittare in maniera più o meno diretta della cassa di risonanza che queste pagine offrono alla loro comunicazione”.
Sappiamo bene che la comunicazione, vieppiù quella politica, si regge sui luoghi comuni. Uno, in particolare, sostiene la battaglia pentastellata alla stampa. Ancora dall’Espresso: “L’ossessivo attacco ai giornalisti e agli editori “non puri” non è solo una strategia per raccogliere consenso approfittando della scarsa considerazione che i cronisti hanno in una larga fetta di italiani. Si tratta anche di una lotta per il controllo di un mercato, quello dell’informazione in rete”.
Un mercato che è in crescita e per il quale funzionano le stesse identiche dinamiche della comunicazione politica in rete. Tante piccole realtà, spesso pulviscolari, che riunite insieme fanno uno sciame fittissimo. Esempio lampante, il caso del gruppo CityNews: una moltitudine di siti locali, le testate –today, che riunite insieme fanno di CityNews il primo player nazionale in termini di ascolti sul web. Ciò a dimostrazione che la strategia ad alveare, che mira ad aggregare piccole realtà è la migliore anche dal punto di vista dell’informazione e diventa, perciò, appetibile dal punto di vista degli introiti pubblicitari e degli investimenti.
Una frontiera che cambierebbe il mondo del giornalismo così come lo conosciamo ora. Rende, di fatto, obsoleta la costruzione delle redazioni (già falcidiate da tagli, rimodulazioni e ridimensionamenti) e crea nuove figure professionali che, pian piano, renderanno fondamentale il social media manager e inutile: il giornalista un mero compilatore di blog. Se il M5S ha davvero intenzione di puntare sul web, e di non farlo per quello che un semplice definirebbe quale confuso “conflitto di interessi”, dovrà ripartire dalle fondamenta.
(g.v.)