Si chiude il 27° Congresso Fnsi, da Chianciano il sindacato dei giornalisti italiani lancia un messaggio: ci sarà sempre più bisogno di informazione e stampa libera e sana. Cambiano i vertici: Della Volpe è il nuovo presidente, il segretario nazionale è Lorusso
Il nuovo presdiente del consiglio nazionale della Fnsi è Santo Della Volpe. L’inviato del Tg3, nonché socio fondatore di Articolo 21 e direttore di Libera Informazione, viene eletto dall’assemblea, riunita nelle prime ore del mattino a Chianciano in occasione del 27° Congresso del sindacato dei giornalisti, con 79 preferenze. Michele Albanese, giornalista di Gioia Tauro sotto scorta per le minacce della ‘ndrangheta, ha invece ottenuto 25 preferenze. Della Volpe, 59 anni, succede a Giovanni Rossi. Il 12 febbraio prossimo il consiglio nazionale del sindacato dei giornalisti eleggerà la giunta esecutiva.
Raffaele Lorusso succede invece a Franco Siddi come segretario nazionale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Lorusso ottiene 213 voti, mentre l’altro candidato, Carlo Parisi, segretario dell’associazione dei giornalisti della Calabria, si ferma a 70. Il nuovo segretario viene eletto al primo turno di votazioni.
“Voglio rivolgermi a precari e free lance. Voglio dire a questi colleghi che siamo aperti ad ascoltarli, a ricevere i loro suggerimenti, a correggere degli errori che ci possono essere stati“, le prime parole da segretario di Lorusso. “Noi parliamo sempre di diritti ma guardate che abbiamo anche dei doveri. Noi siamo circondati da superficialità, mancanza di preparazione, commistioni con la pubblicità. I conflitti di interesse non riguardano solo gli editori, ma anche noi. Serve un salto di qualità. A partire dalle regole della professione e dal rispetto. E’ uno dei punti sui quali concordo col presidente della Fieg: solo la qualità ci potrà salvare. Gli editori però si devono mettere in testa che la qualità costa e la qualità si paga“, conclude Lorusso.
Spostamento del seggio nella notte
La notte dello scrutinio dei voti è stata caratterizzata da un piccolo fuori programma: l’organizzazione del congresso nazionale della stampa ha spostato il seggio per l’elezione del nuovo presidente per permettere a Michele Albanese, cronista calabrese che vive sotto scorta, di esprimere la propria preferenza. A tarda notte, infatti, terminati gli scrutini dell’elezione del nuovo consiglio nazionale, di cui fa parte lo stesso Albanese, è stato deciso di procedere immediatamente al voto del nuovo presidente dell’organizzazione. Albanese, tuttavia, era già rientrato in hotel e aveva congedato gli agenti che lo scortano a causa delle minacce della ‘ndrangheta. A questo punto c’è stato qualche attimo di tensione tra chi voleva rimandare la votazione e chi voleva procedere anche in sua assenza. Alla fine il voto è stato spostato dall’Hotel Excelsior all’albergo che ospitava Albanese. La decisione è stata presa da Stefano Tallia, segretario della associazione piemontese dei giornalisti, che ha presieduto la seduta come candidato più votato dai delegati al congresso. “Era inimmaginabile – dice lo stesso Tallia – eleggere il nuovo presidente della Federazione nazionale senza il voto di Albanese, che tra l’altro era anche stato candidato. Voglio ringraziare Albanese per la disponibilità che ha consentito l’elezione immediata del nuovo presidente, il che ha consentito ai colleghi impegnati a seguire l’elezione per il nuovo capo dello Stato di rientrare a Roma stamane”, conclude Tallia.
Il giornalismo non morirà
Il giornalismo in tutto il mondo, non solo in Italia, sta attraversando un periodo molto particolare. Da più parti sono stati lanciati allarmi sulla sopravvivenza stessa della stampa, soprattutto della stampa libera, ma “il giornalismo non sta morendo: è in una fase di transizione molto complicata, ma non morirà”. A dirlo è Jim Boumelha, presidente della Federazione internazionale dei giornalisti nel suo intervento al 27° congresso della Federazione nazionale stampa italiana, all’Hotel Excelsior di Chianciano (Siena). Intervenendo nella giornata conclusiva dell’appuntamento congressuale del sindacato dei giornalisti, Boumelha sottolinea, come già fatto da molti in questi giorni sia a Chianciano che sui social network con l’hashtag #openfnsi, che “ci sarà sempre più bisogno di informazione di qualità e di giornalismo sano”.
Contratto collettivo dei giornalisti impugnato in tribunale
L’intera kermesse ha infatti seguito questo “filo rosso”: ieri ad esempio i lavori si sono aperti con il contratto collettivo nazionale dei giornalisti firmato a giugno 2014, che è stato impugnato in tribunale da un gruppo di giornalisti e di delegati al congresso della Federazione nazionale della stampa in corso a Chianciano Terme, nel senese. I ricorrenti chiedono la sospensione del contratto che, secondo loro, “danneggia gravemente la categoria” e denunciano “gravi violazioni dello statuto della Federazione, avvenute nel corso delle trattative con gli editori”. All’interno della delegazione che ha consegnato una copia del ricorso anche il segretario uscente della Fnsi Franco Siddi, e la segretaria della Cgil, Susanna Camusso.
Legalità condizione per il lavoro libero
Al centro della terza giornata del congresso Fnsi il tema della tutela e del sostegno ai giornalisti con il racconto e la testimonianza dei giornalisti minacciati dalla criminalità organizzata con Michele Albanese e Paolo Borrometi.
“Sono un giornalista calabrese costretto a vivere praticamente agli arresti domiciliari da otto mesi – racconta dal palco Albanese, autore di articoli sulle cosche della Piana di Gioia Tauro –. Un giorno la polizia mi ha convocato e sono uscito dalla questura con una macchina blindata e due agenti di scorta solo per avere fatto il mio lavoro. Vengo da una terra bella e amara. Mi hanno spedito pallottole, le foto di mia moglie e mia figlia, devastato la casa. Ma non ho una redazione, sono un giornalista di strada che vive raccontando i fatti, per rendere questa terra meno amara. La nostra è una storia di resistenza e lo facciamo anche per voi che siete lontani. Vorrei continuare a essere fiero del mio lavoro, ma non ci crederà più nessuno se anche questa volta usciremo con pacchetti preconfezionati. Servono dignità e chiarezza”.
Dopo Albanese è il turno di Borrometi, giornalista siciliano minacciato e aggredito dalla mafia. “Vorrei portarvi l’esempio delle periferie d’Italia – afferma –. Io sono della provincia di Ragusa, una provincia definita ‘babbà’ . Non mi hanno invitato i colleghi dell’Assostampa siciliana, sono qui grazie ai colleghi romani. Non conosco Siddi e non so se loro sappiano quale sia la mia storia ma non mi interessa. L’unica cosa che voglio dirvi che noi abbiamo un unico sindacato e questo non può lasciare indietro nessuno. Dovremmo seguire tutti l’esempio di Giovanni Spampinato, non era un eroe ma era il cronista che raccontava la propria realtà non piegandosi mai. Mai dire ‘lui se l’è cercata, cosa che sento dire anche da alcuni colleghi”.
Un ricordo speciale da Chianciano va a Simone Camilli, morto a Gaza nella deflagrazione di un ordigno, con la consegna di una medaglia al padre, Pierluigi, che afferma: “Sono onorato di aver avuto mio figlio come collega. ‘Stai attento, gli ripetevo. ‘Papà va tutto bene stai tranquillo, mi rispondeva. ‘Ma quando smetti di andare in giro?’. ‘Ma se non vado dove succedono i fatti perché dovrei fare questo lavoro. Ecco, sono fiero di essere suo padre e un collega giornalista. ‘Vado la dove ci sono le notizie. Questo è fare il giornalista”.
Interi settori permeati dalla criminalità
Anche Susanna Camusso parla di legalità, a margine degli interventi di Albanese e Borrometi: “La legalità è una precondizione di un lavoro libero. Le forme molteplici con cui la criminalità organizzata si è introdotta nel mondo del lavoro e delle imprese vanno ben oltre l’antica storia del controllo del territorio e si sostanziano nel permeare interi settori delle attività, come dimostrano le inchieste di questi giorni”. La segretaria della Cgil sottolinea poi come “gli annunci di fare della lotta alla criminalità il primo dei punti programmatici non si stanno traducendo nell’andare ad individuare le cause concrete che forniscono strumenti per la corruzione. La condizione di precarietà favorisce la ricattabilità”.
In contrasto con la legge delega
Da Chianciano la Camusso lancia una certezza: il sindacato “continuerà a contrastare la legge delega sul lavoro. Non siamo di fronte al promesso percorso di stabilizzazione dei lavoratori, ma esattamente alla cosa opposta. Così si crea il lavoro perennemente instabile perché sotto la minaccia dell’interruzione del rapporto per i motivi più diversi”. La leader Cgil interviene poi sulla modifica degli ammortizzatori sociali: “La promessa di allargamento si sta determinando attraverso la riduzione degli stessi. Siamo, cioè, in presenza di una modernità vecchissima, dove prevale la servitù del più debole dei contraenti”.
La Camusso parla di una vera e propria separazione tra lavoratori garantiti e precari “sul terreno della riduzione delle retribuzioni e dei diritti. Il Governo, invece di intervenire per sanare questa situazione, ha reso tutti un po’ più precari e più deboli. Per affrontare il problema ci vuole un lavoro faticoso. Bisogna ricostruire le ramificazioni del mondo del lavoro e il vincolo della solidarietà. Per questo ci poniamo il tema di quale rappresentanza dare, come rappresentare tutti quelli che ruotano su un luogo di lavoro, inclusi gli esternalizzati, e non solo quelli che hanno il contratto a tempo indeterminato”.
Nessuna crescita se non cambia la disoccupazione
Se non cambia il livello di disoccupazione non può ripartire la domanda e, di conseguenza, lo sviluppo del Paese. La segretaria della Cgil commenta così le stime sulla crescita del Pil da parte del centro studi di Confindustria: “Il problema del nostro paese continua ad essere quello della domanda e quindi non si può improvvisamente raccontare un mondo che diventa rosa, sul versante della riduzione dei costi di produzione, se non c’è contemporaneamente, una crescita della domanda aggregata, quindi investimenti, lavoro e occupazione. Se non cambia il livello di disoccupazione, è difficile immaginarsi che riparta la domanda e lo sviluppo”.
Ma ci sono anche altre questioni da affrontare, in particolar modo “il Governo deve dire cosa intende fare della Rai e del servizio pubblico”, e poi c’è l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, che dovrà essere “il garante della Costituzione. Questo è il profilo che gli elettori devono tenere presente in un momento di crisi difficile e di perenne transizione politica”.